Cà del Bue, il PD scarica Agsm Aim: il revamping non va fatto!

Il partito dei nimby – not in my back yard, non nel mio cortile di casa – arruola anche il PD che a due mesi dal voto delle amministrative preferisce lisciare il pelo ai contrari al revamping di Cà del Bue e scarica il proprio presidente di Agsm Aim, Federico Testa (già parlamentare PD ed ex presidente di Enea, l’unico che di energia ne capisce davvero qualcosa a Verona).

Il comunicato che prende le distanze da AgsmAim lo firma direttamente il segretario Franco Bonfante (nella foto qui sotto): «No a qualsivoglia ipotesi di termovalizzazione riguardante rifiuti solidi urbani: il Pd veronese ritiene tracciata la strada del recupero e dello smaltimento mediante raccolta differenziata, e crede non sia ammissibile alcun ripensamento in materia. No, anche, all’ipotesi della termovalorizzazione dei fanghi di depurazione contenuta nel progetto di Agsm-Aim per il revamping dell’impianto di Cà del Bue, fintanto che non sia possibile escludere ogni impatto negativo sulla salute umana. Vale il principio di precauzione».

Cà del Bue, il documento del PD

Alla base, il documento che la Direzione provinciale del Pd scaligero, su proposta del Segretario, ha approvato con 30 voti favorevoli e 2 astensioni durante la seduta di ieri sera, martedì 20 febbraio, in sala civica di via Tevere del quartiere Golosine, a Verona.

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«Il problema dei rifiuti solidi urbani – prosegue la nota del PD scaligero – si pone dal momento che dall’analisi del progetto depositato in Regione Veneto da parte di Agsm-Aim emerge la possibilità di accogliere anche codici rifiuto diversi dai fanghi di depurazione. Tale possibilità collide con la linea politica e la pratica amministrativa a favore della raccolta differenziata che il Pd veronese ha sempre espresso fin dalla sua nascita, operando attivamente a tutti i livelli anche per contrastare il progetto di revamping dell’amministrazione Tosi del 2011, specificatamente destinato alla termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani, quindi non confrontabile con l’attuale, al quale fu tolta ogni agibilità ottenendo in Regione Veneto l’esclusione dell’impianto di Cà del Bue dal Piano regionale dei rifiuti».

Sulla sospensione dell’iter, la Direzione provinciale Pd prende atto delle precisazioni rilasciate a mezzo stampa dal presidente Agsm-Aim Federico Testa, il quale ha motivato la richiesta di sospensione dell’iter procedurale in corso in Regione Veneto con la volontà di integrare il progetto con una VIS, Valutazione di impatto sanitario, richiesta dal Pd, ma anche con la necessità di precisare che l’impianto è destinato soltanto a fanghi derivanti da depurazioni civili, quindi con esclusione di altre tipologie di rifiuto, compresi i fanghi industriali.

Cà del Bue, “quasi certa la presenza di Pfas nei fanghi”

«Per quanto riguarda, invece, il trattamento termico dei fanghi – prosegue il PD – fanno rilievo in particolare le preoccupazioni diffuse tra la popolazione in merito alla presenza (per molti versi certa) di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) al loro interno. La letteratura scientifica in materia non pare fornire sufficienti rassicurazioni circa gli effetti della termovalorizzazione su queste sostanze. E in assenza di dimostrazioni tecnico-scientifiche confermate e consolidate, la Direzione provinciale Pd crede debba essere fatto valere il principio di precauzione.

A questo dovrebbe servire la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), richiesta dal Pd e già disposta da Agsm-Aim con un incarico affidato ad una società specializzata, che andrà ad integrare la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e che dovrà indicare le eventuali alternative – compresa l’alternativa zero – in maniera sufficientemente dettagliata da rendere motivate le ragioni della scelta ed evitare al territorio sacrifici superiori a quelli necessari per soddisfare l’interesse atteso».

E ancora: «Posto che la Regione Veneto manca di una strategia di pianificazione dello smaltimento dei fanghi di depurazione delle acque reflue, occorre prendere atto che il gap tra la loro produzione (circa 400 mila tonnellate/anno) e l’attuale capacità di gestione è già in negativo in circa 100 mila tonnellate/anno, e lo spargimento dei fanghi in agricoltura previa inertizzazione è una tecnica di smaltimento che si sta contraendo in ragione dei rischi concreti di inquinamento ambientale. Le capacità di trattamento dei depuratori pubblici delle province di Verona e Vicenza corrispondono a circa il 50% di quella installata a livello regionale.

Infine, a tutela della zona di Verona Est, va valutato l’effetto cumulativo del nuovo impianto in progetto con le attività già presenti nell’area, con particolare riguardo alla discarica di Cà Vecchia, peraltro oggetto di un recente ampliamento».

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