Sul fronte delle presenze estere a Vinitaly 2024, gli Stati Uniti si confermano in pole position con un contingente di 3700 operatori presenti in fiera (+8% sul 2023). Seguono Germania, Uk, Cina e Canada (+6%). In aumento anche i buyer giapponesi (+15%).
Resta molto alta la quota dell’export sul fatturato complessivo che supera il 74% in linea col dato dell’anno precedente ed ampiamente superiore alla quota registrata appena tre esercizi fa: nel 2020 infatti si era attestata al 65%, nove punti in meno rispetto ad oggi.
Gli USA ricostituiscono gli stock dopo aver esaurito nel 2023 quanto messo in cantina nel dopo Covid: tornano così a crescere nel 2024 le esportazioni di vino italiano, con un rimbalzo in valore del 14% a gennaio
L’Italia delle centinaia di vitigni autoctoni campa, in realtà, su due bastioni che impongono il made-in-Italy vitivinicolo nel mondo: la galassia Prosecco che rappresenta il 32,1% della produzione nazionale (27% Prosecco Doc, 4,1% Conegliano-Valdobbiadene e 1% Asolo) e il Pinot grigio delle Venezie che si ferma di poco sotto al 10%.
A Parigi Emanuel Macron sgombera clochard e immigrati per rendere più "bella" la capitale per le Olimpiadi. A Verona, l'esatto opposto. Almeno per i consiglieri comunali Paolo Rossi (Verona domani) e Nicoló Zavarise (Lega)
Giovanni Agnelli – che possedeva una quota significativa di Château Margaux nel Medoc – sosteneva che gli investimenti nel vino erano i migliori possibili: “Mal che vada, ce li possiamo bere!”. Alla vigilia del Vinitaly, L’Adige è andato a verificare quanto di vero