Calciatori e politica, connubio non vincente. Perchè Tommasi non è Rivera

Ma siamo sicuri che quella della sinistra di candidare un ex giocatore di calcio sia una bella pensata? Il nome di Damiano Tommasi sta girando da un po’ in vista delle comunali dell’anno prossimo. Lo vorrebbe candidare a sindaco la sinistra per tentare di scardinare l’egemonia del centrodestra, interrotta solo fra il 2002 e il 2007, quando per uno scivolone, diventò sindaco Paolo Zanotto alla guida di una coalizione di centrosinistra. Michela Sironi, sindaco uscente di Forza Italia, non aveva accettato il candidato imposto da Galan, Pigi Bolla. La candidatura sarebbe toccata ad Alleanza Nazionale col senatore Paolo Danieli, gradito un po’ a tutta la coalizione, Sironi compresa. Ma la prepotenza di Galan ebbe la meglio ed impose il suo uomo. Che perse. 

La sinistra furbescamente candidò un cattolico che pescò voti anche al centro. E vinse. Ed ecco allora spuntare il nome di Tommasi, noto giocatore e presidente dell’Associazione Calciatori dal 2011 al 2020. Un nome noto, una bella figura, apprezzata per capacità professionale nel calcio. Ma è sufficiente essere stato un bravo calciatore e sindacalista della categoria per chiedere il voto per amministrare una città leggermente più grande di Sant’Anna d’Alfredo, il suo paese? I precedenti non sono incoraggianti. Sono pochi i calciatori che hanno avuto successo in politica. Anzi, ce n’è stato uno solo: Gianni Rivera, uno dei più grandi calciatori italiani, deputato democristiano per più legislature. Solo lui.

Pochi ricorderanno che alle europee del 1999 Alleanza Nazionale, pensando di fare un colpaccio, candidò qui da noi, nel collegio del Nord-est, niente meno che Paolo Rossi, uno dei più grandi  e famosi giocatori del mondo. Un idolo, tanto che l’anno scorso per la sua morte pianse tutt’Italia. Ma non venne eletto. Risultò sesto su sedici candidati. Ed era Paolo Rossi. 

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