Dio, rock e politica: dove “suona” Donald Trump per vincere a novembre

(di Rocco Fattori Giuliano) Dio, rock e politica: a Donald Trump cambierà poco o nulla il rifiuto degli eredi di Sinead O’Connor di usare la famosa hit “Nothing compares 2U” all’avvio dei suoi comizi. All’ex presidente, basterà sfruttare il vasto repertorio della musica country che si appresta a diventare il “tormentone” della sua campagna così come fu “Dont’stop (thinking about tomorrow) dei Flettwood Mac (nella foto qui sotto) per Bill Clinton.

La musica country – così come il rock classico e la musica cristiana – è da tempo associata al conservatorismo americano, con molti artisti e ascoltatori che abbracciano valori tradizionali e patriottismo. Ha celebrato temi come l’amore per il paese, la famiglia, la fede e la vita di provincia. Canzoni che parlano di lavoro duro, di individualismo e resilienza, riflettendo gli ideali di autosufficienza e responsabilità personale promossi dai politici conservatori.

Un esempio è “God Bless the USA” di Lee Greenwood (1984): “E sono orgoglioso di essere un americano/Dove almeno so di essere libero/E non dimenticherò gli uomini che sono morti/Che mi hanno dato quel diritto.”

Oppure “Where the Stars and Stripes and the Eagle Fly” di Aaron Tippin (2002). “”Dove le stelle e le strisce e l’aquila volano/C’è una signora che si erge in un porto per ciò in cui crediamo/E c’è una campana che ancora fa eco al prezzo che è costato essere liberi.”

E, attenzione, non mancano precisi riferimenti ad una “lotta di classe” a parti invertite. In “Rich Men North of Richmond”,  hit dell’anno scorso,  Oliver Anthony (qui sopra) la rivendica espressamente: “Vendo la mia anima, lavoro tutto il giorno/Ore straordinarie per uno stipendio di m…/Questi ricchi a nord di Richmond/Il Signore sa che vogliono solo avere il totale controllo/”Perché il tuo dollaro non vale niente ed è tassato senza fine/A causa dei ricchi a nord di Richmond/Signore, abbiamo gente per strada, che non ha niente da mangiare/E gli obesi che succhiano il welfare”

Non a caso, il successo di  questa canzone, ha attirato l’attenzione per il suo messaggio di destra. La canzone critica le tasse ed  i beneficiari del welfare guadagnando l’approvazione di personaggi come il podcaster Joe Rogan (nella foto qui sotto) e il commentatore Matt Walsh.

La relazione tra la musica country e gli elettori repubblicani non è semplicemente coincidente; è profondamente radicata in valori culturali ed esperienze condivise. Molti artisti country si identificano apertamente come conservatori e usano la loro piattaforma per promuovere cause e candidati conservatori. Inoltre, i festival e i concerti di musica country spesso presentano messaggi politici e approvazioni di politici repubblicani.

La geografia del fandom – la comunità dei fan –  della musica country si allinea strettamente con le regioni del paese che hanno votato Trump. Le aree rurali e le piccole città, che tendono ad essere più conservative, sono i focolai della cultura della musica country. La musica riflette le vite e le esperienze di queste comunità, creando un senso di parentela e identità condivisa tra gli ascoltatori.

Una delle intersezioni più note tra la musica country e la politica repubblicana è la relazione tra il genere e la strategia elettorale del Partito Repubblicano. I candidati repubblicani usano frequentemente la musica country come sfondo per eventi e raduni elettorali, sfruttando la sua risonanza emotiva con gli elettori conservatori. Le immagini e i temi della musica country evocano un senso di nostalgia per un tempo più semplice, che può essere un potente strumento nella messaggistica politica.

Negli ultimi anni, c’è stato un certo dibattito all’interno della comunità della musica country sulla sua relazione con la politica e se gli artisti dovrebbero esprimere apertamente le loro opinioni politiche. Alcuni sostengono che la musica dovrebbe trascendere la politica e unire le persone, mentre altri credono che gli artisti abbiano la responsabilità di usare la loro piattaforma per difendere le proprie convinzioni. E quali sono allora i loro cantanti-bandiera di questo manifesto tradizionale?  Tre artisti su tutti:  Toby Keith, Ted Nugent e Kid Rock.

Rock e politica, il campo democratico

Durante la prima amministrazione Trump, le tensioni tra l’industria musicale e il Partito Repubblicano sono state particolarmente accentuate, con molti musicisti che si si sono opposti apertamente alle politiche e alla narrazione del presidente. Dai boicottaggi di esibizioni inaugurali alle critiche esplicite alle politiche sull’immigrazione di Trump, l’industria musicale è emersa come un avversario rumoreggiante e assi visibile dell’agenda dell’amministrazione.

Poiché il paese si avvia verso una nuova era politica, è probabile che la relazione tra l’industria musicale e il Partito Democratico continui a evolversi puntando a musica che tratti i  temi della  giustizia sociale, dell’uguaglianza e inclusività. Partendo da generi come l’hip-hop e l’indie rock, che molto spesso affrontano questioni politiche e sociali. L’industria musicale è da tempo un melting pot di culture e voci, e i Democratici sono stati forti sostenitori della diversità e dell’inclusione sia all’interno dell’industria che nella società in generale. Dal sostenere i diritti LGBTQ+ all’incitare alla giustizia razziale, i Democratici hanno promosso politiche e iniziative volte a creare una società molto distante da quella trumpiana.

Già cinque anni fa, Taylor Swift si spese per Joe Biden. In “Welcome to New York” cantava: “Tutti qui erano qualcun altro prima/E puoi volere chi vuoi/Ragazzi e ragazzi e ragazze e ragazze…” E ancora: in “The man” aggiungeva: “Sono così stanca di correre più veloce che posso/ Chiedendomi se arriverei prima se fossi un uomo…”

I Democratici insomma sono attratti da artisti che sono apertamente schierati riguardo le cause progressiste e usano le loro piattaforme per sostenere questo tipo di cambiamento. Con artisti del calibro di Bob Dylan, Beyoncé o Kendrick Lamar.

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