Fruitimprese, le tre sostenibilità per salvare la filiera ortofrutticola

Si è svolta oggi l’assemblea annuale di Fruitimprese Veneto, associazione che raggruppa produttori ed operatori della filiera ortofrutticola della nostra regione. Nella sua relazione agli associati il presidente Stefano Pezzo ha posto l’accento sulle sfide che ha attraversato il settore durante la pandemia e quanto hanno davanti gli imprenditori agricoli per proseguire nella crescita recuperando il vasto gap che si è formato negli ultimi vent’anni nella redistribuzione del valore lungo la filiera.

« In questa particolare circostanza il nostro settore ha retto. Sono molto orgoglioso di rappresentare un gruppo di imprenditori che non ha mai smesso di lavorare, nonostante le condizioni avverse, garantendo lavoro ai propri dipendenti ed una costante fornitura di cibo alla popolazione – ha sottolineato Pezzo (nella foto). Fruitimprese durante l’emergenza ha assunto un ruolo fondamentale di guida e di riferimento per la categoria, proteggendo al meglio le proprie aziende associate già da subito con la più eclatante delle ingiustizie, quella dell’iniziale esclusione delle aziende ortofrutticole dalla lista degli operatori che potevano lavorare nonostante il lock-down. Questa è stata subito modificata grazie alla nostra reazione tempestiva ed efficace. Come anche lo stop immediato delle ingiuste richieste di certificazioni di prodotto Covid-Free e altre.

A fronte del nostro grande impegno però, il Governo ha ritenuto di escluderci dalla decontribuzione previdenziale a cui si è aggiunta la sorpresa del credito di imposta per delle spese destinate all’acquisto dei dispositivi di protezione. Questa si trova ora al 28,3% contro il 9% inizialmente previsto. Nonostante avessimo giovato della “non chiusura” nel periodo di lock-down, il Governo ha dimenticato però l’aggravio dei costi di produzione che abbiamo sostenuto, per garantire la sicurezza in azienda e l’aumento del costo della manodopera. Per forza di cose, queta è stata reclutata all’interno dei nostri confini, anziché dall’estero come sempre avveniva.

Il prossimo futuro sarà caratterizzato da grandissima incertezza dovuta a nuovi elementi che di certo non regalano serenità agli imprenditori, ma a questo siamo già largamente allenati. La Brexit purtroppo renderà complicate le transazioni con il mondo anglosassone e sicuramente l’America tenterà di irrompere per indebolire l’Europa ora ancora più debole e frammentata. Ad aggiungersi alla situazione di difficoltà ci sarà anche la Plastic Tax, recentemente dimenticata, ma che porterà a 1 euro al kg la tassazione ambientale della plastica, questo comporterà una imminente riorganizzazione del packaging. Alla questione ambientale si aggiunge anche il programma “Farm to Fork “, ovvero “dal campo alla tavola” con cui l’Unione Europea vuole rendere l’attuale sistema alimentare più sostenibile, equo e rispettoso della salute umana e dell’ambiente.

È proprio sul tema della sostenibilità che Fruitimprese Veneto punterà la direzione delle prossime attività. In primis, la sostenibilità ambientale. Obiettivo è orientare lo sguardo alla piena compatibilità delle attività con l’ambiente circostante, cosa che già avviene in parte. Un esempio su tutti, l’impegno di tutti quegli associati che già hanno dimostrato sensibilità nel convertire le proprie attività grazie all’acquisto di energia verde e grazie all’uso di pannelli fotovoltaici, facendo confluire nel gruppo di acquisto di Energia di Fruitimprese Veneto. Uno sguardo importante va anche alla Sostenibilità sociale. Siamo già stati capaci di garantire ai nostri dipendenti condizioni di lavoro adeguate e sicure per fronteggiare il momento di emergenza, a differenza di altre filiere. Su questo si dovranno concentrare i nostri sforzi anche nei mesi a venire.

Infine – ha concluso Stefano Pezzo – la Sostenibilità produttiva per i nostri agricoltori. Questa è la categoria che più ha sofferto in questi anni e che spesso è stata poco protetta. L’imperativo è che, con il loro assiduo impegno e solerte dedizione, continuino a produrre i frutti della terra senza i quali non possiamo continuare a vivere. Vorrei portare un esempio moto semplice per far capire come negli anni i valori monetari in agricoltura non siano stati correttamente equiparati agli attuali valori delle altre filiere. Ricordo che, con la lira, gli ultimi prezzi di liquidazione delle mele ai produttori erano di 600 lire al kg. Oggi, lo stesso kg di mele dopo 20 anni è liquidato agli stessi produttori con una media di 0,30 euro/kg, cioè allo stesso prezzo di vent’anni fa. Nonostante tutto, il resto è passato al doppio del valore: un caffè in lire costava 1000 lire, ora costa 1 euro, un’auto che costava 50 milioni di lire ora costa 50 mila euro. L’ortofrutta purtroppo è rimasta bloccata a vent’anni fa». Un disagio che la pandemia ha reso di stretta attualità.

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