Intesa Sanpaolo: l’alluvione fa saltare i bilanci del settore agroalimentare italiano

L’agroalimentare italiano prosegue nella sua crescita e soltanto le alluvioni in Emilia Romagna possono allontanare l’esercizio 2023 da un ulteriore sviluppo a due cifre.

Lo riporta l’analisi dei distretti agroalimentari italiani realizzata da Intesa Sanpaolo.
Le recenti alluvioni, infatti, hanno compromesso le coltivazioni delle province di Forlì-Cesena e Ravenna, particolarmente importanti per la bilancia commerciale nazionale. Il maltempo ha rovinato la produzione di uva da vino (oltre 4 milioni di quintali nel 2022, il 5% del totale italiano); del pomodoro da trasformazione (quasi 1,8 milioni di quintali, 3%) e del frumento tenero (1,5 milioni, 5%). Alcune coltivazioni ortofrutticole si distinguono, inoltre, per il peso particolarmente alto sul totale italiano, sono: la nettarina/pesca noce (1,1 milioni di quintali prodotti nel 2022, ossia il 29% del totale italiano), il kiwi (743 mila quintali, 14%), la pera (519 mila quintali, 10%), l’albicocca (463 mila quintali, 20%), la susina (461 mila quintali, 24%), i loti o kaki (133 mila quintali, 25%) e la cipolla in piena aria (413 mila quintali pari al 10% nazionale). Alcune di queste produzioni hanno certificazioni di qualità riconosciute a livello europeo: si tratta della pera dell’Emilia Romagna IGP, della pesca e della nettarina di Romagna IGP e dello scalogno di Romagna IGP. Per quanto concerne gli allevamenti, le due province, Forlì-Cesena e Ravenna, sono specializzate nell’avicoltura: insieme rappresentano circa i tre quarti dei capi allevati in Emilia Romagna che nella classifica per regione si colloca al secondo posto alle spalle del Veneto.
Un vero dramma che si registrerà nei conteggi di fine 2023, come dicevamo, dopo un 2022 all’insegna della crescita delle esportazioni del 12,8% arrivando a superare i 25 miliardi di euro e confermando il trend di crescita del totale delle esportazioni agro-alimentari nazionali (+15,3% nel 2022) di cui i distretti rappresentano il 44% in termini di valori esportati.
In particolare, la filiera del vino raggiunge i 6,6 miliardi di euro nel 2022 (+9,4%) con il  maggior contributo che viene dal distretto del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene (+25,3%) e in seconda posizione il distretto dei Vini dei colli fiorentini e senesi (+11,6%)
Segue la filiera della pasta e dolci, che per valori esportati supera i 4,4 miliardi di euro nell’anno: si distinguono i comparti pasta e dolci dell’Alimentare di Parma (+18,1%) e dell’Alimentare napoletano (+45,3%), oltre che il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo (+8,9%).
Crescite diffuse per quasi tutti i distretti delle conserve, che nel complesso segnano un +23,6%. Buoni risultati per la filiera delle carni e dei salumi che nel complesso cresce del 7,3% con i Salumi del modenese a +16,7%, in leggero arretramento le Carni di Verona e il Prosciutto di San Daniele
Prosegue l’accelerazione della filiera dell’olio che cresce del +27,6%: ottimi risultati per il distretto dell’Olio toscano +27,9%, per l’Olio umbro +22,9% e per il comparto olio del distretto dell’Olio e pasta del barese +36,6%
In crescita le esportazioni verso i principali mercati di destinazione, la Germania si conferma il primo acquirente per i distretti agro-alimentari con un totale di 4,6 miliardi di euro. Seguono Stati Uniti e Francia.
Per quanto riguarda il Veronese, il settore vinicolo registra un incremento del 6,7 % mentre per la prima volta dà segnali di rallentamento lo strategico settore delle carni.

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