Quegli inni sacri

(di Sebastiano Saglimbeni) Nel Signor chi si confida / col Signor risorgerà. (Manzoni).
Mentre insegnante di materie letterarie al nord del nostro Paese, fra i grandi e i minori autori della nostra  Letteratura, curavo, con grande riguardo, l’opera di Alessandro Manzoni, quella scritta dopo la sua conversione. Un amore, posso definirlo, per questo cristiano scrittore-poeta, germogliato quando nella mia piccola comunità siciliana, Limina, leggevo e studiavo, fra l’altro, da privatista, il romanzo I Promessi sposi, l’ode storica “Il cinque maggio” e l’inno sacro “Il Natale”.  Con me altri giovani, dai 16 a 18 anni in quel tempo lontano che, ricordandolo, non si può non provare certa emozione.

  Allo studio della scrittura manzoniana ci aveva iniziato Giuseppe Occhino, un insegnante elementare laureato in materie letterarie, un credente, che ci aveva, scrupolosamente, fatto  leggere e apprendere tutti i capitoli del romanzo, le sue stesure e la prima pubblicazione del 1827 e la definitiva del 1840. 

    Curavo, dicevo, l’opera  del Manzoni, e con quelle basi di conoscenza, che, nel tempo, si erano fortificate con gli aggiornamenti personali,  mi ero munito di buoni testi di letteratura e di saggi. In un testo, oltre alle pagine riguardanti la scrittura manzoniana, si leggeva, riprodotto nitidamente,  un dipinto del 15 marzo 1862 di Sebastiano de Albertis raffigurante, in primo piano, Alessandro Manzoni e Giuseppe Garibaldi colloquianti, in secondo piano, presenze di uomini e di donne. Il dipinto, dal titolo “Visita di Garibaldi al Manzoni”, si conserva nel Civico Museo di Milano. Il guerriero del nostro Risorgimento, mi viene da riflettere, Garibaldi dallo scrittore cristiano Manzoni….

Gli Inni sacri

   Non dimentico quanto mi affascinavano la storia dell’uomo Manzoni, la sua conversione religiosa, che lo motivò ad allontanarsi dalla passione per i classici, contrastanti la purezza del cristianesimo, e alla concezione degli Inni Sacri  “Il Natale”, “La Risurrezione”, “La Pentecoste”, “Il nome di Maria”, “La Passione”  ”(1812- 1822)  e “Ognissanti” (1847), inno che non soddisfece l’autore. Liriche, gli Inni Sacri, che nell’intenzione del poeta dovevano essere 12 per celebrare le festività maggiori del calendario liturgico. 

  Gli Inni Sacri, secondo la critica,  più ispirati restano  “La Risurrezione”, “Il nome di Maria” e “La Pentecoste”. La loro struttura, da un lato, è  “storica”, vale a dire “la rievocazione del mistico evento, come un fatto accaduto storicamente un giorno, e tuttavia perennemente attuale, nel senso che si ripete ogni volta nella celebrazione liturgica, e riacquista il proprio valore attivo e  dispensatore di grazia” (Mario Pazzaglia)”.

Citavo in cima a questa mia nota: “Nel Signor chi si confida / col Signor risorgerà”, due versi che sono  la chiusa dei 78 de “La Risurrezione”, una conclusione che esprime che colui che ha fede in Cristo risorgerà con lui nella gloria dei cieli. Uno sprone, pertanto, a sperare nella misericordia divina, pure rivolto a coloro che preferiscono vivere nelle tenebre e a coloro che restano increduli. E qui di seguito dall’inno “La Pentecoste (il testo  più bello degli altri e, a parere di molta critica, il capolavoro della fede manzoniana), un tratto di alcuni versi che lasciano nell’autentico lettore il segno. Si sentano: “Spira de’ nostri bamboli / nell’ineffabil riso; / spargi la casta porpora / alle donzelle in viso; / manda alle ascose vergini / le pure gioie ascose; / consacra delle spose / il verecondo amor”.  

Qui la purezza che esprimono i fanciulli quando sorridono e sono incorrotti e, come tali,  molto vicini a Dio; qui il pudore delle fanciulle, un’espressione nobile che si traduce in un atto divino; qui le vergini ascose che sono le donne che hanno fatto voto di castità e vivono nascoste agli occhi del mondo nei monasteri con le mistiche gioie della contemplazione e qui l’autentico puro amore delle spose, che pure il Manzoni aveva espresso nelle figure di Ermengarda e di Lucia. “La solennità delle strofe più belle, e di tutta quanta “La Pentecoste”, non ha molto che vedere con quella della Bibbia: in complesso gli Inni Sacri  sono il primo grande passo del Manzoni verso la conquista dell’originalità poetica (Attilio Momigliano).

Gli Inni Sacri, in conclusione, sono la prima e nuova creatività poetica del Manzoni, dopo quella esperienza di passione per i classici e di cultura illuministica. Sono la  vita nuova e cristiana dell’autore che si concluderà con altre esperienze poetiche, quali le odi patriottiche e civili, le  tragedie e il capolavoro de I promessi sposi,

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