Guerra in Ucraina. La crisi di Cuba del 1962 indica la strada per la pace

(di Giorgio Gabanizza) La situazione internazionale è drammatica, le guerre in atto rappresentano una minaccia enorme, non solo per chi le combatte direttamente, ma per il mondo intero che è a rischio di un conflitto atomico. Sarebbe infantile pensare che in Ucraina stiano combattendo solo due Stati. Le cause che hanno prodotto questa guerra sono molteplici e gli attori implicati sono molti, tra cui l’occidente, che ha una parte attiva nel conflitto e nella sua origine.

Come è noto la Russia, non più socialista, anzi, con a capo Putin, amico e politicamente vicino, prima di invadere i confini ucraini, ai Trump, Salvini, Berlusconi, Orban, ecc…, poneva la soluzione di due problemi: la fine della pulizia etnica, drammaticamente documentata, nelle province russofone cui, per accordi internazionali, doveva essere data l’autonomia, e la non adesione della Ucraina alla Nato (con conseguenti installazioni di missili atomici puntati contro la Russia a due passi da Mosca). Sacrosanta la prima richiesta e più che legittima la seconda, confortata da accordi con l’ occidente, con la sua  “guida”: gli USA.  

La crisi di Cuba

Nel lontano 1962 Cuba, dopo vari attentati subiti e subito dopo avere sconfitto lo sbarco armato dagli Stati Uniti alla Baia dei Porci, concorda con l’Urss di ottenere una deterrenza atomica nell’isola, per sconsigliare nuove offensive  armate statunitensi. Il presidente Kennedy minaccia l’uso delle armi atomiche se non fossero stati smantellati  subito i missili a testata nucleare e non fatti arrivare altri con le navi. Blocca le navi sovietiche in arrivo e in una situazione di grandissima tensione tra minacce  e trattative ottiene da Kruscev lo smantellamento dei missili a Cuba ed il rientro in patria delle navi con il carico atomico.

Ucraina Cuba

Gli accordi Usa-Urss

Il motivo sostenuto dagli Usa è semplice: “non è tollerabile avere missili puntati contro, a pochi chilometri dalle coste statunitensi e da Washington“. L’accordo prevedeva l’impegno degli Usa a non invadere Cuba e lo smantellamento dei missili statunitensi a testata atomica puntati su Mosca nelle basi turche e italiane (Aviano e Ghedi). Non solo, con la caduta del muro nel 1989,  Gorbacev otteneva “a parole”, da parte dell’ occidente, di avviare un processo di integrazione europea della Russia, lo smantellamento delle armi offensive verso il suo Paese e il non allineamento Nato delle altre  repubbliche ex sovietiche. Si affermava “è un controsenso armarle contro uno Stato amico”. 

Ucraina Cuba
foto Corriere della Sera

Ma l’occidente si è dimenticato degli accordi presi, pur ottenendo a basso prezzo il gas russo. I missili a testata atomica in Italia ed in Turchia non sono stati smantellati, sono stati sostituiti con più micidiali ordigni, di una potenza maggiore di alcune decine di volte  di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Sciaguratamente, Putin, dopo tanti anni, non riuscendo a convincere Volodymyr Zelenskyj, né gli Usa, né la Nato a rispettare patti ed accordi, ha preferito entrare in guerra, conoscendo l’enorme differenza tra una grande potenza militare e l’Ucraina prima della sua entrata nella Nato.

Aprire un negoziato sulla base dei patti

Gli esiti del conflitto sono da tempo scontati. Mandare ancora armi occidentali, soldati “istruttori”, aiuti di ogni tipo, vuol dire mandare ancora a massacrare migliaia di vite umane, ucraine soprattutto. Le alternative sono due. Una scellerata, di far intervenire direttamene in armi i Paesi del Patto Atlantico (Usa ed Europa) con conseguenze catastrofiche, l’altra, di avviare un serio negoziato che parta dalle cause del conflitto, cercando di applicare ragionevolmente quanto pattuito e non rispettato.

Ucraina. La trattativa necessaria

Perché si è voluto perseguitare con eccidi e stragi le popolazioni delle province russofone, abitate da russi, invece di dare loro la concordata autonomia? Perché si è ritenuto giusto smantellare le basi missilistiche a Cuba e non quelle statunitensi in  Italia e Turchia e non si è mantenuta la parola nel non allargare la Nato e portarla fino in Ucraina? Quest’ultimo punto appare il più importante, se non quello decisivo, per quanto dichiarato anche da Putin. Far tacere le armi, conquistare la pace, rispettare gli accordi e cooperare, vale molto di più di avere l’Ucraina nella Nato. 

P.S. Ma ci sono altri conflitti da domare. Uno, tra i più insidiosi, si combatte in Palestina e dintorni, ma su questo mi permetterò di inviare altre mie considerazioni, cogliendo l’occasione che offrite a noi lettori di partecipare al dibattito da voi indetto: “Verona e la terza guerra mondiale”.

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