Una nuova Italia si fa largo: bye bye Roma, con Zaia, Toti, De Luca ed Emiliano le Regioni si prendono il rapporto coi cittadini

“Il Veneto non sarà più la periferia dell’impero”. Parola di Zaia. Questo ha dichiarato ieri a “Porta a porta“. Non è stata una battuta. Lo si è capito dal tono. E’ stata una promessa a quel 78% di Veneti che l’ha votato, proiettandolo definitivamente come loro leader sullo scenario nazionale. Ma è stato anche un monito, neanche tanto velato, a chi a Roma continuasse a mettere i bastoni fra le ruote all’Autonomia che, come tutti sanno, di Zaia è la bandiera. 

La tematica dell’autonomia è stata troppo a lungo snobbata, non solo negli ambienti romani, ma da tanti altri esponenti politici, anche di spessore, derubricandola a strumento propagandistico. Adesso non è più così. E non solo per il trionfo di Zaia, che fra il 98% del referendum del 2017 e il 78% delle regionali viaggia su percentuali “bulgare”, ma perché proprio in questi giorni l’esito elettorale ha imposto una nuova fase della politica che cambia le cose e che sposta sulle regioni l’attenzione e la fiducia degli italiani. 

I successi di Zaia in Veneto, di Toti in Liguria, di De Luca in Campania e di Emiliano in Puglia trasferiscono sui governatori, e di conseguenza sulle regioni, quel rapporto fra cittadino e Stato che anni di propaganda anti-politica aveva distrutto. Le Regioni sono cioè diventate l’istituzione politico-amministrativa che sostituisce il rapporto deteriorato fra cittadino e Stato. E non poteva essere diversamente.

La globalizzazione, la perdita di sovranità degli stati, il trasferimento di troppi poteri ad organismi internazionali, il ruolo dell’Europa ha spostato le sedi decisionali in sedi troppo lontane dai cittadini. E d’altra parte i Comuni non hanno la dimensione per surrogare lo Stato. Ecco allora le Regioni assumere il ruolo di portare le istituzioni più vicine alla gente, garantendone così la partecipazione, un maggior controllo, una migliore identificazione rappresentato/rappresentante. Va da sé che l’autonomia regionale adesso serve, è utile alla democrazia, non è più procrastinabile. Almeno per chi la vuole e si sente all’altezza di assumere la responsabilità.

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