Baby gang, il giudice indica le responsabilità delle famiglie. Ma anche la politica cittadina ha le sue

(di Bulldog) Da quanto emerge sull’inchiesta della Magistratura sul “fenomeno” baby gang a Verona – una sola realtà sotto accusa con 16 arresti nei giorni scorsi – nel mirino stanno finendo le famiglie di questi ragazzi (non stiamo parlando di condanne, ma di accuse ricordiamo) che non avrebbero esercitato i doveri genitoriali nel modo adeguato: ragazzini lasciati soli per troppe ore, con totale libertà di movimento nelle ore notturne, scarsi controlli, educazione valoriale labile…

C’è anche un’altra responsabilità che va però ricordata: la politica cittadina ha cavalcato la cronaca nera non con la volontà di trovare una soluzione, ma per affermare proprie teorie che avrebbero dovuto portare ad un tornaconto elettorale. Conferenze stampa, padri-coraggio mascherati (che chiedevano, e questo stride assai coi convincimenti attuali dei magistrati, che fossero le famiglie a risolvere i problemi e non la macchina della giustizia) nemmeno avessimo a che fare col cartello di Medellin, proclami…tutte cose che hanno alimentato “il mito” e la stessa “auto-stima” delle baby gang che si è sentita, immaginiamo, prim’attrice della scena. Di interventi sulle cause, di prevenzione, di iniziative con le famiglie, di collaborazione, si è visto però poco. Al di là della giusta repressione, al di là di nuove politiche per le famiglie e nelle scuole, è il caso quindi che la politica cittadina – maggioranza o opposizione, vale per entrambe – rifletta su come “racconta” la realtà, su come “utilizza” la realtà e su come sceglie il proprio personale. Un’assunzione di responsabilità è doverosa.

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