Dal Forno e Menini. Ecco perché ci siamo dimessi facendo cadere il sindaco di Valeggio

(di Marco Danieli) Dal Forno e Menini: ecco perché ci siamo dimessi. I consiglieri del centrodestra che hanno fatto cadere il sindaco di Valeggio, Alessandro Gardoni, hanno spiegato le motivazioni dello strappo con una conferenza stampa tenuta questa mattina nella Sala del Mercato delle Pesche a Valeggio. Dei 4 consiglieri ‘ribelli’ erano presenti Marco Dal Forno e Cesare Menini, rispettivamente ex vice sindaco ed ex presidente del Consiglio comunale. Alessandro Remelli e Veronica Paon, pur avendo dato l’adesione, non hanno potuto partecipare per motivi di lavoro.

Per spiegare le loro ragioni hanno atteso fino ad oggi, a distanza di più di un mese dal commissariamento prefettizio. Perché, hanno spiegato, volevano che ci fosse maggior serenità rispetto al momento della rottura. 

«L’irresponsabilità e il livore, dei quali siamo stati a più riprese tacciati dall’ex sindaco, sono condizioni che non ci appartengono». E denunciano le aggressioni verbali subite sui social, un fenomeno generalizzato a tutti i livelli che, al di là della vicenda Valeggio, sta assumendo proporzioni davvero insopportabili. 

La versione di Dal Forno e Menini

Alla base della rottura, prima ancora dei fatti particolari, c’è un modo diverso di concepire i rapporti politici e umani. Secondo Dal Forno e MeniniGardoni non «è mai riuscito a creare rapporti costruttivi con i propri consiglieri». Ed è questa la causa prima che sottende anche tutte la altre motivazioni particolari che elencano una dopo l’altra.

A cominciare dalla «consuetudine di approvare fuori termine di bilanci d’esercizio» a causa della lentezza dei procedimenti contabili dovuta all’assenza del responsabile della ragioneria, incarico a tutt’oggi vacante.
Accusano poi Gardoni di aver calato dall’alto il progetto della nuova scuola, condividendolo solo per pochi minuti con assessori e consiglieri, e di aver stoppato la riqualificazione dell’illuminazione pubblica approvata dalla precedete amministrazione, per poi ritornare sui suoi passi facendo spendere ai cittadini soldi per oltre 4 anni di manutenzioni.

Dal Forno e Menini continuano il loro elenco: «in barba alle deleghe affidate -l’ex sindaco- ha gestito in maniera diretta e riservata i contatti per i progetti e le proposte urbanistiche»; ha ridotto del 20-30% le manutenzioni per la cura del territorio; non ha mai portato a conoscenza del suo gruppo la natura, le finalità e la possibile destinazione finale d’uso degli interventi avviati per il restauro di Villa Zamboni; ha ridotto la partecipazione di assessori e consiglieri alla gestione dei programmi e delle iniziative amministrative alla sola presa d’atto di risoluzioni già assunte “in solitaria” ed ha sempre tenuto “opportunamente riservati” i progetti sulla nuova Casa di Riposo.

In sintesi, concludono Dal Forno e Menini, «come si può dare fiducia ad un ex sindaco che ha saputo solo informare a cose fatte e mai coinvolgere, che ha disgregato invece di consolidare, che non è stato in grado di gestire la sua maggioranza e non ha saputo e voluto riconoscere i disagi di tre assessori, uno dei quali vicesindaco, e del presidente del consiglio comunale»?

dal forno
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