I tormenti del giovane Letta, in ginocchio per tutti, tranne per quelli che contano davvero

Personalmente avevo di Enrico Letta un buon ricordo: persona affabile, colta, di bella conversazione, intelligente, rivolto al futuro. Mi è dispiaciuto vederlo bruciare così, senza neppure un briciolo di riguardo istituzionale, a Palazzo Chigi, anche se ho trovato ingenua e un grave errore politico la sua ultima intervista da premier con in mano un libro dei sogni di 800 pagine fitte di riforme e provvedimenti che lui avrebbe fatto  se… se eri al governo e avevi delle idee dovevi farle, punto e basta.

Ho seguito il suo esilio dorato a “Science Po” a Parigi. Ho trovato interessante il suo rientro in Italia per guidare un partito con troppe anime e, in fondo,  una sola vocazione, quella di occupare ogni poltrona rimasta libera in giro. Poi, ammetto di essere rimasto interdetto: non capisco il salvagente lanciato a degli scappati di casa che fra dieci mesi, ben che vada, lo pugnaleranno alle spalle o gli chiederanno un posto sicuro in Parlamento; trovo irritante il suo parlare continuo di ius soli e il suo inginocchiarsi per George Floyd, una persona accoppata da un delinquente molto lontano da noi, un caso giudiziario peraltro risolto con la dura e giusta condanna del colpevole. Non un gesto invece per Saman, e per i tanti casi di femminicidio che in questo Paese sono una piaga, ma soprattutto per Saman e le tante mogli-bambine che vengono rapite, stuprate, ma che non vengono tutelate dalla legge italiana. Non un gesto d’effetto neppure per la guerra fra i disperati della logistica costata la vita ad un padre di famiglia -Adil Belakhdim –  appena due giorni fa.

No,  per Saman i giocatori di calcio non debbono inginocchiarsi né esporre bracciali multicolore. Sono donne, sono musulmane, e a Letta – evidentemente – non gliene  frega nulla. Anche perché oggi è impegnato a baciare un po’ di pantofole in Vaticano perché anche i diritti dei gay, in fondo, vanno in secondo piano se ai preti questo non interessa o dà fastidio. E, in fondo, nemmeno alle tonache delle donne frega molto…

Insomma, alla fine anche per Enrico Letta i soliti proclami roboanti per scavalcare a sinistra chissà chi; zero impegno concreto a risolvere i problemi. Come vuole gestire i migranti di questa estate che Francia e Germania non vogliono più? Li vuole mettere in strada? E chi li governerà? Chi insegnerà loro le nostre leggi e le nostre regole? Chi troverà loro un lavoro? Chi li difenderà dallo sfruttamento sessuale e dalla schiavitù lavorativa? Non si sa, perché in fondo Letta e i suoi di queste cose pratiche non vogliono occuparsi. E’ sufficiente giocare al “piccolo Obama”, essere i campioni sui giornali del nuovo labour (ma guai a tassare per davvero i grandi evasori fiscali che sono i loro amici delle multinazionali tech), essere al centro delle chiacchiere dei salotti romani “bene”.. e pace, se Adil e Saman hanno creduto sino a creparci che questo Paese potesse essere davvero un posto decente per vivere.

Ma perché stupirsi? Questa sinistra è la degna erede di quella di Valle Giulia, figli di papà pronti a sprangare un poliziotto che, essendo un proletario, vale molto meno di loro nella scala sociale. In fondo, colpire un poliziotto – ieri con le spranghe, oggi con una toga perché ha difeso se stesso, i suoi colleghi, e tutti noi usando l’arma in dotazione – è un hobby sempre attuale. Fa fino e non impegna.

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