Il Movimento nonviolento si mobilita per il caso del pacifista bielorusso arrestato in Lituania

Dvarashyn Vitali, 54 anni è un cittadino bielorusso, esule in Lituania, rinchiuso in una cella di un campo profughi nei pressi di Vilnius. Ha chiesto il riconoscimento dello status di “rifugiato politico”. E’ un obiettore di coscienza e non vuole essere richiamato nella mobilitazione militare in atto in Bielorussia. E’ un oppositore del regime di Lukashenko, ma rischia l’estradizione in quanto persone “indesiderata” pur non avendo compiuto nessun reato nell’Ue, di cui fa parte la Lituania, ma solo attività pacifiste contro la guerra in Ucraina. 

Da giovane Vitali si era arruolato nell’esercito. Dopo alcuni anni, maturando una coscienza critica e vedendo molte storture nel mondo militare, nel 1998 si licenzia e torna alla vita civile. Si politicizza e partecipa al movimento di opposizione al regime. Nel 2020 partecipa alle proteste contro le elezioni presidenziali vinte da Lukashenko, si espone pubblicamente, partecipa ad azioni nonviolente, manifesta la sua contrarietà al regime. Allo scoppio della guerra in Ucraina, rischia di essere richiamato nell’esercito. Espatria in Lituania come molti altri bielorussi. Ha un permesso di soggiorno, si guadagna da vivere, e prosegue il suo impegno civile nel movimento pacifista. Si dichiara obiettore di coscienza. Il 26 aprile scorso la Lituania gli ha comunicato la revoca del permesso di soggiorno. Diventa clandestino. L’11 giugno gli fanno sapere che deve tornare in Bielorussia, come persona “indesiderata” in Lituania e nell’Unione Europea. Il 15 giugno Vitali fa ricorso e chiede lo status di “rifugiato politico”, ma il 19 l’Ufficio immigrazione lo preleva e lo porta in un campo profughi a 100 chilometri da Vilnius. Vitali viene rinchiuso in una cella; perde il lavoro, perde la casa in affitto. Rischia l’estradizione in Bielorussia, dove lo attenderebbe una condanna a 7 anni per le sue attività a favore degli obiettori di coscienza.
Il Movimento Nonviolento, con la campagna di Obiezione alla guerra, si fa carico delle spese legali per la sua difesa. L’ufficio immigrazione lituano gli aveva procurato un difensore d’ufficio, che però non si è mai fatto vedere. Ora può contare su un avvocato di fiducia, con la consulenza dell’avvocato Canestrini, osservatore internazionale dei Diritti umani. Il Movimento Nonviolento chiede che l’Unione Europea conceda subito lo status di “rifugiato politico” a Vitali e a tutti gli obiettori di coscienza e disertori Bielorussi,  Russi e Ucraini. 

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