Damiano Tommasi fa rete con Possamai e Castelletti: non è il partito dei sindaci, ma ci assomiglia moltissimo

(b.g.) Non un partito dei sindaci, ma un investimento forte sulle relazioni personali per cercare di mettere insieme le rispettive marginalità geopolitiche e alzare l’asticella dell’amministrazione quotidiana.

Giacomo Possamai, nuovo enfant prodige della sinistra veneta dopo la vittoria a Vicenza; Laura Castelletti, oggi prima donna sindaco di Brescia dopo un lungo percorso nella precedente amministrazione; Damiano Tommasi, sindaco da poco più di un anno: ieri sera, alla festa dell’Unità di Quinzano (intervistati dal collega Enrico Santi de L’Arena) hanno provato a spiegare dove e come possono lavorare insieme per sconfiggere in primis i governi regionali – tutte e tre le città sono “marginali” per il governo di Milano e Venezia per ragioni geografiche e politiche – eppoi per dare risposte concrete alle due emergenze di questi tempi: il continuo afflusso di immigrati irregolari; il cambiamento climatico che impatta direttamente sulla vita e sui costi di gestione di una città.

Beppe Sala, sindaco di Milano, in collegamento video, parla di “asse lungo la A4” che già esiste, di sistemi già connessi dove il Nordest è già parte dell’immaginario dei milioni di turisti che sono tornati a Milano e che plasticamente si palesa con la chance Milano-Cortina 2026. Sala sottolinea la necessità di politiche socialmente ed ambientalmente “giuste”, non negazioniste.

E allora, come? «Intanto – sottolinea Possamai (nella foto qui sopra) – contrastando con fatti amministrativi concreti questa politica nazionale che azzera la rete di assistenza diffusa dei migranti per puntare nuovamente a grandi concentrazioni di richiedenti asilo che sono impossibili da gestire efficacemente, non consentono a chi arriva di potersi integrare e creano tensioni sociali. Gli sbarchi sono triplicati e il governo Meloni non può scaricare il problema sui sindaci togliendo loro gli strumenti e le risorse necessarie».

E quanto sia impattante il tema integrazione lo confermano i dati di Brescia (città da 200mila abitanti): il 25% della popolazione non è nativa-bresciana (il doppio della media veneta) e proviene da 136 etnie diverse «E’ enorme il lavoro da fare se vogliamo evitare l’apartheid scolastico nelle nostre città» chiosa Tommasi.

Secondo punto, le politiche ambientali. Vicenza, Verona e Brescia non brillano nelle statistiche sulla qualità dell’aria per polveri sottili. Brescia è molto avanti con strumenti moderni di trasporto pubblico (ha una metropolitana leggera e partirà con un nuovo filobus); Vicenza partirà con una filovia; Verona…Verona inizia a realizzare oggi una struttura progettata più di vent’anni fa a dimostrazione del gap della classe dirigente scaligera.

Damiano Tommasi, dobbiamo essere coerenti

«Dobbiamo cambiare le modalità del trasporto in città – spiega Tommasi -, ma dobbiamo essere coerenti: non possiamo bloccare i privati che hanno l’auto euro 4 per farli viaggiare su autobus euro 1 o euro 2 che a fine anno, fra l’altro, debbono essere obbligatoriamente tolti dal servizio. Non possiamo reggere ai costi del servizio di trasporto pubblico se la Regione non partecipa e non ci aiuta a mantenere in esercizio i nostri autobus. Non possiamo combattere le polveri sottili  – il 60% delle quai deriva dal riscaldamento delle abitazioni – se non riusciamo ad essere la “frontiera della transizione ecologica” attraverso le nostre multi-utility se ancora aspettiamo i decreti attuativi per le comunità energetiche».

Brescia ha cercato di invertire la tendenza e la propria economia puntando sulla cultura e nuove modalità di turismo giocando la carta della gastronomia assieme ad altre realtà lombarde “escluse” dal ridotto leghista compreso fra Milano e la Valtellina e «molto potremmo fare insieme mettendo a fattor comune il Garda, le infrastrutture che gestiamo insieme e la rete che possiamo fare partendo da noi, dalle nostre relazioni personali, dai tanti punti di somiglianza fra di noi» sottolinea Laura Castelletti.

Dopo Tommasi, Possamai e Castelletti arriva Stefano Bonaccini

Una nota di “regione del Garda” di sottofondo e il collante dell’essere tutte realtà all’opposizione tanto nelle rispettive capitali regionali che a Roma. Che poi, dopo i tre sindaci, la festa dell’Unità ospiti Stefano  Bonaccini (questa sera alle ore 20.15 a Quinzano, davanti alle piscine Santini), presidente dell’Emilia Romagna, la dice lunga su quanto si affidi oggi il PD al governo locale, ed alla nuova classe dirigente che da questo sta crescendo, per sfidare il centrodestra per la leadership nazionale.

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