L’ Ecofarmacologia porta la firma di Verona

Un occhio alla salute dei pazienti sia animali che umani e uno all’ambiente. A prendersi cura della natura che rischia la sua salute a causa dei medicinali è una nuova disciplina scientifica che trova in Verona una delle sue sedi più prestigiose a livello Europeo[//]. Da circa 3 anni è nata infatti, l’Ecofarmacologia, che tratta dei rischi ambientali, per gli animali e l’uomo, connessi all’utilizzo di prodotti farmaceutici su larga scala. In Europa la nazione all’avanguardia in questo campo è la Svezia, che ha dato il via all’interesse di alcuni insigni scienziati. In Italia, nel solo 2004, sono state consumate più di un milione e mezzo di confezioni di medicinali con una media di più di 38 per ogni abitante. Dopo la loro assunzione i principi attivi dei farmaci, più o meno metabolizzati dall’organismo, finiscono nell’ambiente e vanno ad inquinare i terreni ed i corsi d’acqua. Su questo interessante argomento di studio è stato realizzato un incontro svoltosi in estate presso il Rettorato dell’Università di Verona in via dell’Artigliere, nel corso dell’Ecofarmacology Workshop, la prima conferenza internazionale di Ecofarmacologia, organizzata dal professor Giampaolo Velo dell’istituto di Farmacologia dell’Università Scaligera e dal professor Klaus Kummerer dell’Istituto di Medicina Ambientale, Università di Friburgo. “Va ricordato che l’impiego umano è solo una parte dell’utilizzo dei farmaci” – dice il professor Velo, che è anche direttore del Centro di Riferimento dell’OMS per la comunicazione sulla sicurezza dei farmaci – in agricoltura e nell’allevamento di bestiame si utilizzano, infatti, antiparassitari ormoni, ed antibiotici; questi ultimi sono in grado, per esempio, di favorire la comparsa di ceppi batterici resistenti”. Nel 1999, all’interno dei confini dell’Unione Europea, sono state utilizzate più di 13.000 tonnellate di antibiotici. Che cosa studia nello specifico questa disciplina? L’Ecofarmacologia studia la vita dei farmaci all’interno dell’ambiente (ecosistema) con tutte le conseguenze che ne possono derivare per gli organismi viventi. La ricerca in questo settore è oggi orientata in particolare sui pesci ed altre specie animali; sull’uomo si conosce ancora poco. Recenti studi sembrano affermare che la presenza di ormoni steroidi nelle acque potrebbe essere stata la causa della “femminizzazione” di alcune specie di pesci che non sono così più in grado di riprodursi. Quali sono i pericoli per l’uomo? L’uomo potrebbe incorrere nell’assunzione “inconscia” di quantitativi, seppur minimi, di farmaci, con il rischio di danni non previsti. E’ necessario mostrare un sempre maggiore interesse per i rischi ambientali che dipendono dall’impiego di farmaci su larga scala. Molto spesso, infatti, se ne abusa considerandoli alla stregua di un bene di consumo. La sicurezza di un farmaco deve essere correlata ad un suo uso appropriato”; un loro uso razionale può evitare seri danni all’ambiente in cui viviamo ed all’ecosistema tutto. Come definisce l’ecofarmacologia e perché ha suscitato il suo interesse professionale? L’ecofarmacologia è una “disciplina” di recente interesse che unisce due mondi molto diversi: il mondo dei farmaci e il mondo ecologico. Vi potreste domandare perchè tutto ciò. Personalmente ho un forte interesse verso l’ambiente, d’alta parte mi occupo di farmaci, in particolare dal punto di vista del loro profilo di sicurezza, da molto tempo. L’ecofarmacologia riguarda la “vita del farmaco” nell’ambiente (ecosistema) con tutte le eventuali conseguenze sulle specie animali, uomo in prima linea. Si valuta che all’anno approssimativamente 100mila tonnellate di prodotti farmaceutici siano venduti in tutto il mondo. Sono cifre da capogiro. I farmaci vengono eliminati dall’organismo, anche metabolizzati, e finiscono perciò nell’ambiente attraverso gli scarichi inquinando fiumi e suolo dove possono restare anche per anni e anni. Le eventuali conseguenze che ne possono derivare per la salute dell’uomo sono evidenti. Quindi? Dovremo avere sempre più interesse per i rischi ambientali che dipendono dall’impiego di farmaci su larga scala. Per di più l’uso dei farmaci è in continua crescita, essendo il farmaco considerato quasi alla stregua di un “bene di consumo”. Come dicevo, essi possono raggiungere i corsi d’acqua, i laghi e i mari. Vi sono dati interessanti sui rischi che estradiolo e etinilestradiolo (vedi box) possono causare sull’ambiente acquatico. La ricerca in questo settore oggi è orientata in particolare sui pesci mentre sull’uomo non si conosce pressoché nulla. Essendo questo un terreno di studio ancora tutto da analizzare significa che a breve potrebbero essere scoperti aspetti molto gravi per la salute umana e ambientale? Quello che dico non deve allarmarvi ma piuttosto farvi pensare. L’uomo potrebbe assumere quantitativi minimi di farmaci, senza saperlo e non necessari, con un’eventuale compromissione della risposta ad essi e con rischi non previsti. Nel caso degli antibiotici la resistenza batterica (cioè una sorta di adattamento a quel gruppo di farmaci n.d.r.) può essere un fatto da non sottovalutare. Cosa ha fatto la Svezia per la tutela dell’ambiente? Il governo svedese ha richiesto all’ Agenzia Nazionale sui Farmaci di stendere un documento ufficiale sull’impatto ambientale dei farmaci più utilizzati in quel paese. Inoltre nella Direttiva 2004/27/CE del Consiglio si legge che la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio di un medicinale per uso umano comporterà una valutazione dei suoi rischi per l’ambiente. C’è molto su cui riflettere e molto da fare. E’ un mondo nel quale nuotiamo e del quale conosciamo ben poco. (Fonte: editoriale del prof. Giampaolo Velo pubblicato su Focus (n. 43 – novembre 2005)- Bollettino di Farmacovigilanza ISDB MEMBER (International Society of Drug Bulletins) ; pubblicazione trimestrale a cura di: Regione Veneto, Assessorato alla Sanità Provincia Autonoma di Trento, Centro Regionale sul Farmaco, Unità di Farmacovigilanza, WHO Reference Centre (Verona, Centro Regionale di Farmacovigilanza della Lombardia, CReVIF, Dipartimento di Farmacologia, Università di Bologna, Centro Referente per la Segnalazione Spontanea Organizzata, Regione Sicilia, ARS, Direzione Centrale Salute e Protezione Sociale Regione Friuli Venezia Giulia). Per info e approfondimenti www.sfm.univr.it e www.farmacolovigilanza.org. (L’articolo qui pubblicato è stato tratto integralmente dal trimestrale Pillole. La rivista della tua farmacia, nel numero attualmente in distribuzione in tutte le farmacie di Verona e provincia). Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail