Markus Placci e Max Richter. Una riscoperta delle Quattro Stagioni di Vivaldi

(di Gianni Schicchi) Ottima l’idea di riportare al Ristori un violinista sensibile ed eclettico come Markus Placci, soprattutto poi se lo impegni per una pagina stimolante come Le Quattro Stagioni di Vivaldi “ricomposte” dal britannico (ma nato in Germania) Max Richter. Un autore stimato per le sue innumerevoli musiche in serie televisive di successo mondiale, prodotte anche da Rai FictionHBOFandango e TIM Vision, delle colonne di film come L’amica geniale, tratta dal romanzo di Elena Ferrante e The Leftover, Svaniti nel nulla, per cui nel 2014 e nel 2018, nominato, compositore dell’anno ai Grammy Award.

Richter per riportare in vita le ormai super abusate pagine vivaldiane, decise nel 2012 (ma ne ha fatto una nuova versione anche nel 2022) di ripensarle e ricomporle in una nuova veste. Delle Quattro Stagioni – ormai note al pubblico di tutto il mondo, ma forse senza esserlo davvero, sentite ma mai ascoltate – decise allora di tenere soltanto una parte del materiale originale, quella che più gli piaceva, e riscrivere una nuova partitura in cui questo materiale venisse inserito in una cornice dal sapore minimalista. Al suo posto una inaspettata naturalezza della musica, misteriosa e affascinante. Il risultato fu stupefacente e riscosse un successo clamoroso, in tutto il mondo, con un milione di copie vendute subito sul mercato.

Si spesero parole di apprezzamento riguardo alla felice operazione del compositore, al violinista Daniel Hope solista del debutto ed alla composizione in sé, capace di creare un ponte col passato e di evocare associazioni impreviste nella mente dell’ascoltatore, di soddisfare amanti della musica classica, così come di altri generi, tutti d’accordo sulla magia di questa musica.

La pagina è suddivisa in tre numeri per ogni stagione e I Virtuosi Italiani la potevano suonare per l’occasione con strumenti d’epoca e corde di budello, aggiungendo così un elemento di prassi esecutiva piuttosto curioso che tracciava un altro, diverso collegamento con il passato: non più soltanto le note scritte sullo spartito a richiamare la musica del Prete Rosso, ma anche il timbro degli strumenti del suo tempo. Ma l’operazione però non si addiceva per il concomitante e successivo impegno con Le Quattro Stagioni di Piazzolla che avrebbe preteso un cambio degli strumenti.

Nonostante il tentativo di avvicinarsi ad una esecuzione storicamente informata (o forse proprio per questo) l’orchestra ha suonato in modo libero e personale, potremmo dire anche moderno, che ha lasciato il pubblico sospeso tra il passato e il presente. Si sono apprezzati i suoni curati e incantevoli dell’esecuzione di Markus Placci, più che convincente, espressiva e ricca. Il suono del suo violino è magnifico, così come quello di tutta l’orchestra nello splendido calore di cui viene pervasa quando affronta il nome di Vivaldi.

Un’altra celebre pagina, quella de Las Cuatro Estaciones porteǹas di Piazzolla, ha poi animato il resto della straordinaria serata. Concepite in origine per violino, pianoforte, chitarra elettrica, contrabbasso e bandoneon, le Estaciones furono poi riunite nel 1970 in un’unica composizione.

Iniziale fonte d’ispirazione, le Stagioni di Vivaldi inserite in uno stile particolare che amalgama musica occidentale e ritmi sudamericani. Partitura già affrontata più volte da I Virtuosi Italiani, ieri sera però letteralmente trascinati da uno scatenato Markus Placci. Il violinista italoamericano non ha tralasciato una sola croma dell’avvolgente e complicata partitura piazzolliana, dialogando spesso col violino di Alberto Matini e amabilmente con un Leonardo Sapere nato a Buenos Aires e ritornato finalmente come primo violoncello fra le file de I Virtuosi.

Una esecuzione nella giusta passionalità che ha messo in luce il pathos di un Piazzolla scorrevole e discorsivo, con un suono pieno, dinamico, ricco di sfumature ed una precisa resa del sound argentino. Serata al Ristori da incorniciare sotto ogni punto di vista, di quelle che lasciano veramente il segno e che ispirano persino una possibile registrazione discografica. Successo salutato al termine da insistiti applausi del pubblico, persino ritmati, con due bis….logicamente vivaldiani.

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