Medici di famiglia, il loro silenzio davanti all’urgenza del Covid non aiuta la giusta istanza di riforma

(di Gianni De Paoli) La decisione di Zaia di coinvolgere i medici di famiglia per i tamponi ha acceso la polemica. Loro nicchiano, protestano. Il Governatore insiste. Addirittura vorrebbe farli fare ai veterinari che però, anche giustamente, non ci sentono. Prima o poi il bubbone dell’inadeguatezza della figura del medico di base doveva scoppiare. I tamponi sono solo la goccia che fa traboccare il vaso. Dei problemi a eseguire quel che dice Zaia ci sono. Gli ambulatori, come dicono i medici, sono piccoli, inadeguati. Giusto. Perché allora l’Ulss non allestisce delle tensostrutture dove mandarli a fare i tamponi? Non ci vuole molto. 

Ma cadono nel ridicolo quei medici che adducono come scusa il fatto che non sono forniti dei presidi di protezione individuale! Con lo stipendio che prendono una scatola di mascherine, delle cuffie, dei calzari, una visiera e un pacco di camici monouso – costo totale meno di cento euro – se li potrebbero anche comprare!  Il problema è che la situazione s’è incancrenita. La funzione del medico di famiglia all’interno del Servizio Sanitario Nazionale avrebbe dovuto essere affrontata già diversi anni fa. Ora paghiamo il fatto che nessuno, a cominciare dal loro sindacato Fimmg, ci ha mai voluto mettere le mani e che medici di base si sono adagiati su un ruolo che non sta più al passo coi tempi, che non è “né carne né pesce”, troppo burocratico per essere efficiente, troppo carente di mezzi per esercitare il ruolo diagnostico richiesto al primo presidio territoriale del SSN. 

“Negli ultimi 15 anni – dichiara rassegnato un mio conoscente– i miei due medici di riferimento non sono mai venuti nella mia abitazione e mi hanno visitato forse quattro o cinque volte in ambulatorio su mia richiesta”. Non è un fatto isolato, ma un’esperienza comune. Nessuno vuol gettare la croce sulle spalle dei medici di famiglia che, bisogna dirlo, è il primo ad essere insoddisfatto se non addirittura frustrato, ma è arrivato momento che siano anche loro parte attiva nella riforma del loro ruolo. I loro no e soprattutto loro silenzio non aiuta.

 

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