Più pensionati che lavoratori, è allarme anche in Veneto

La situazione previdenziale in Italia è tutt’altro che rosea. Ritardi sulle riforme, manovra finanziaria bloccata, coperture finanziarie inesistenti, dibattiti in corso su Opzione Donna, Piano Giovani, Quota 104. Eppure ancora nulla di fatto. Il tutto con una pesante spada di Damocle sulla testa, quella del gap generazionale e del trend demografico, che parla di lavoratori in calo e pensionati in crescita in tutto il paese, anche nella nostra regione.

Una strada diversa: il fondo pensione

È in questo contesto che si deve leggere un nuovo trend: quello degli italiani che scelgono un fondo pensione. Una scelta alternativa e importante, che può fare la differenza negli anni della vecchiaia e del meritato riposo dopo una vita di lavoro. I fondi pensionistici sono una forma di previdenza complementare, adatta quindi per integrare l’assegno previsto dalla pensione obbligatoria, che rischia di non essere sufficiente per garantire lo stesso tenore di vita di quando si lavorava.

Le ultime ricerche relative ai lavoratori Under 35 parlano infatti di un’uscita dal luogo di lavoro ad almeno 74 anni per un assegno mensile di poco più di 1000 euro. Ecco perché la previdenza complementare è un investimento sempre più ricercato dai lavoratori.

Pensionati, un trend demografico negativo

Anche perché il futuro, dettato dal blocco delle nascite e dall’invecchiamento della popolazione italiana, vede crescere costantemente il numero dei pensionati. Lo riferiscono i dati dell’Inps, con numeri inquietanti per la nostra regione. In provincia di Rovigo, infatti, sono più le persone in pensione che quelle attualmente occupate, stessa sorte potrebbe toccare presto alla provincia di Belluno.

“Nel giro di un decennio quasi tutte le province venete avranno la situazione che vediamo oggi a Rovigo e nel 2040 la povertà demografica peserà ancora di più, la situazione sarà quasi tragica in tutta la regione”, ha spiegato a Corriere del Veneto Stefano Campostrini, docente di Statistica sociale all’Università di Venezia e direttore del Centro Governance e Social Innovation. 

La situazione, per il momento, parla di 126 lavoratori attivi ogni 100 pensionati in provincia di Venezia, con Vicenza e Treviso a quota 130 e Padova 133. Il dato migliore è quello di Verona, che è quinta nella graduatoria a livello nazionale: su 100 pensionati sono 137 i lavoratori. Le altre prime posizioni sono rappresentate da Bolzano, Prato e Trento. Dati su cui è obbligatorio ragionare, per pianificare in maniera responsabile le mosse politiche e individuali per il nostro futuro.

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