Veneto, nel secondo trimestre manifatturiero in calo. Frenata dell’1,3% e timori per inflazione, tassi e ordini

(di Stefano Tenedini) Il calo era atteso, ma fa tutt’altro che piacere all’economia della regione. E suona come una doccia fredda e una sveglia, quella che arriva da Unioncamere del Veneto sui dati della produzione industriale: nel secondo trimestre del 2023 l’attività manifatturiera del Veneto, dopo un fine 2022 in stallo e un inizio anno in timida crescita, registra oggi una frenata, con i principali indicatori economici che danno un segno negativo.

Tra aprile e giugno 2023 la produzione industriale ha riportato una variazione congiunturale negativa pari a -1,3% (-4,5% il dato destagionalizzato). Rispetto allo stesso periodo del 2022 il calo si presenta ancora più accentuato, con un rimbalzo negativo del -4%. Una fotografia più scura che chiara quella che emerge dai dati di VenetoCongiuntura, l’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere del Veneto ed effettuata su un campione di circa duemila imprese con almeno dieci addetti, cui fa riferimento un’occupazione complessiva di oltre 110 mila addetti. Nel trimestre precedente, come conferma l’articolo pubblicato a maggio da L’Adige (a questo link), le cose erano andate meglio, anche se qualche timore già si affacciava.

La produzione industriale rallenta anche nelle aspettative

Il rallentamento dell’attività produttiva rispetto a un anno fa trova conferma anche dai giudizi raccolti: le imprese interessate da una diminuzione della produzione crescono dal 30% al 46%, mentre si riducono dal 51% al 37% le imprese che dichiarano un aumento; il 17% dichiara una sostanziale stabilità (era il 19%). “Il principio di rallentamento della manifattura già evidente a inizio 2023 si è concretizzato in un segno negativo della produzione: purtroppo -1,3% rispetto al trimestre precedente, e un contro-rimbalzo del -4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.

In parte questo rallentamento era atteso”, commenta il presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza. “ma non ci aspettavamo in particolare un calo degli ordini esteri così pronunciato. Questo ci preoccupa, perché significa che negli ultimi mesi la situazione è mutata sensibilmente, e le cause sono la stagnazione dell’economia mondiale, con la riduzione della domanda internazionale in diverse filiere; e l’andamento della Germania, partner commerciale primario per il Veneto, la cui recessione influisce in prospettiva anche sulla nostra economia”.

Pozza sottolinea che anche la discesa più lenta dell’inflazione rispetto alle attese ha portato a un ultedriore rialzo dei tassi di interesse da parte della BCE e al conseguente aumento del costo del denaro. Tengono i beni di investimento, ma calano i beni di consumo. Diminuisce il fatturato totale delle imprese manifatturiere, che era stato gonfiato anche dall’aumento dei prezzi dei prodotti finiti, ma frenano anche gli ordinativi, interni e ancor più esteri. “Abbiamo visto negli ultimi anni che gli scenari cambiano in modo estremamente rapido e che la complessità è l’elemento che caratterizza il contesto in cui operano le nostre imprese”, aggiunge il presidente di Unioncamere.

Si attende l’avvio concreto del PNRR

“Questo richiede conoscenze adeguate per interpretare dati e tendenze di lungo periodo, dinamismo e velocità per adattarsi in fretta a nuove condizioni di mercato. Il sistema camerale è vicino alle imprese per affiancarle nella trasformazione digitale e nella transizione green, per supportarle nell’accesso alle conoscenze e accompagnarle alla diversificazione produttiva e geografica, aiutandole ad affrontare i mercati con approcci innovativi. Il Pnrr rimane uno strumento fondamentale e il mondo delle imprese si aspetta che possa avviarsi quanto prima. La revisione di alcune misure per 16 miliardi è impattante per il sistema economico, e confidiamo quinndi nell’impegno del governo per finanziare gli interventi”.

Secondo la tipologia di beni prodotti diminuisce l’indice complessivo della produzione dei beni intermedi, che registrano un -6,2%, e dei beni di consumo, con un -4,5%. Positiva invece la produzione per i beni di investimento: +2,1%. A livello settoriale le uniche attività economiche in crescita rispetto allo stesso periodo del 2022 sono le macchine e gli apparecchi meccanici, comparto legato ai beni di investimento, che registra un +2,4% e il marmo, vetro e ceramica con un +1,1% che segue la tendenza positiva del settore dell’edilizia. Negative le variazioni di tutti gli altri settori, con flessioni più ampie per le macchine elettriche ed elettroniche (-6,8%), il tessile e abbigliamento (-7%) e la gomma e plastica (-12,7%).

Significativa riduzione del fatturato delle imprese

La produzione assicurata dal portafoglio ordini, dopo la contrazione di 10 giorni registrata a fine marzo sulla media del 2022, rimane invariata a 56 giorni, come pure l’utilizzo degli impianti che resta in linea con i valori del primo trimestre 2023 ed è quindi pari al 72%. Il maggior grado di utilizzo degli impianti ha riguardato i settori marmo, vetro e ceramica (78%), la carta e stampa (76%) e l’alimentare e bevande (76%). Per quanto riguarda le giacenze dei prodotti finiti, nel secondo trimestre il 57% delle aziende le ritiene adeguate (era 58% nello scorso trimestre), mentre il 6% del campione valuta le giacenze scarse e il 9% le ritiene in esubero. Il 28% delle imprese non tiene giacenze in azienda.

Tra gli altri indicatori si rileva che nei mesi aprile-giugno del 2023 il fatturato totale delle imprese manifatturiere ha registrato un calo significativo pari al -3% su base annua, che risente del confronto con un periodo caratterizzato da un forte incremento dei prezzi dei prodotti e dei costi energetici. A determinarlo è infatti soprattutto la componente estera, che perde il -3,8%.

Continua inoltre la frenata degli ordinativi totali con una variazione tendenziale negativa del -4,8% determinata sia dalla componente interna (-4,4%) sia da quella estera (-5,9%). L’andamento si riflette su tutti i settori ma colpisce maggiormente il comparto legato ai beni intermedi della gomma e plastica (-13,5%) e quelli dei beni di consumo: tessile e abbigliamento (-9,2%) e legno e mobile (-6,1%).

Più possibilisti i segnali dalle previsioni. Le attese degli imprenditori del comparto manifatturiero rimangono quindi cautamente positive, seppure in netto peggioramento rispetto a quelle registrate nel primo trimestre del 2023. In media scende a 37% la quota degli imprenditori che scommettono sull’aumento della produzione tra luglio e settembre (era il 51% nel primo trimestre del 2023) e aumenta al 29% (era il 16%) la quota di imprenditori che si attendono una diminuzione.

Meno imprenditori si aspettano un aumento

Rimane costante a 33% invece la quota di chi prevede una situazione di stazionarietà. Anche le previsioni degli ordini rimangono in territorio positivo, anche se diminuiscono gli imprenditori che prevedono un aumento: scende così al 39% la quota di aziende che prevede un incremento degli ordini esteri (era il 49% nel primo trimestre 2023) e al 35% quella degli ordini interni (era 46%).

Come dicevamo in apertura si tratta di una doccia fredda ma anche di una sveglia perché le imprese e la politica si diano da fare per invertire rapidamente la rotta e consentire all’economia regionale di tornare a crescere. Altrimenti i dati comunque positivi pubblicati dalla stessa Unioncamere Veneto nel più aggiornato “Barometro dell’economia regionale” (lo potete trovare a questo link) difficilmente potranno essere replicati e mantenuti a breve termine.

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