Il salario minimo e lo stipendio dimezzato. Due conti sul potere d’acquisto dei lavoratori

(pd) La discussione parlamentare sul salario minimo, ossia se affidare alla legge e non alla contrattazione collettiva il limite minimo di retribuzione oraria, è stata rinviata ad ottobre. Ma il tema deve far riflettere sullo stipendio e sul potere d’acquisto dei lavoratori più in generale.

Da un po’ sul web circola questo calcolo. A metà anni ’70 lo stipendio medio era di 200 mila lire al mese. Per comprare una Fiat 127 ci volevano 920 mila lire: 5 mesi di stipendio

Per comprare una Fiat 127 ci volevano 920 mila lire: 5 mesi di stipendio
Fiat 127

Oggi lo stipendio medio è di 1200/1300 euro mensili. Per comprare una macchina della stessa fascia, metti una Panda, ci vogliono circa 15 mila euro. Vale a dire un anno di lavoro. Il doppio di quello che ci voleva allora. Che cosa vuol dire? Che gli stipendi si sono dimezzati. Eppure ci avevano detto che il progresso…il benessere…la crescita…bla, bla, bla…

Fino agli anni ’80 la maggior parte delle famiglie, più numerose di quelle di oggi, viveva con un solo stipendio

Mio padre, un semplice funzionario, ha sempre mantenuto tranquillamente me e mia mamma che, pur essendo maestra, stava a casa. Ogni anno facevamo un mese di vacanza ed io ho potuto studiare fino alla laurea in medicina. II tutto con un solo stipendio. 

Oggi? Impensabile. Bisogna lavorare in due. Perché? Semplice: gli stipendi si sono dimezzati. 

Non si tratta di fare i laudatores temporis acti, i nostalgici di un passato che ci sembra migliore solo perché allora eravamo giovani. Il problema è un altro. Molto più serio. E non ci si venga a dire che è perché oggi abbiamo più esigenze, il telefonino, la smart tv… Certo, una volta spendevamo tutti di meno. Il consumismo e l’obsolescenza indotta hanno avuto il loro effetto. Ma anche questo dimostra che il problema è strutturale. E’ il sistema.

Oggi un qualsiasi oggetto viene prodotto in tempi dieci, venti, cento inferiori a una volta. Ma il suo prezzo è rimasto lo stesso. Come l’orario e il salario di chi lo produce. Secondo logica, a fronte del minor tempo di produzione, il lavoratore dovrebbe ricevere una paga maggiore, in ragione del maggior guadagno prodotto al datore di lavoro. Oppure avere una riduzione dell’orario. Invece non è avvenuto né l’uno né l’altro. Risultato: in termini di potere d’acquisto gli stipendi si sono dimezzati. Così per mantenere una famiglia ce ne vogliono due.

lo stipendio dimezzato
lavoratori d’epoca

Eppure la ricchezza viene prodotta. Solo che non viene equamente distribuita. La ‘giusta mercede’ rimane un miraggio. Complice la ‘riserva’ di manodopera costituita dagli immigrati e quella a basso costo del terzo e del quarto mondo.
Ma è sbagliato pensare che la distribuzione della ricchezza possa avvenire a valle, nella fase fiscale, quando i capitali sono già spariti nelle casse del grande capitale. Dev’essere fatta a monte, nel momento in cui viene creata. Cioè nella retribuzione. L’obiezione è nota: alzare le retribuzioni significa andare fuori mercato. E ancora una volta il ragionamento ci porta al sistema. Che non è certo impostato nell’interesse dei popoli.

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