La nostra storia: il duello tra l’ “Arena” e “L’Adige”, tra Emilio Salgari e Giuseppe Biasioli

(di Claudio Gallo & Giuseppe Bonomi) A Verona, negli anni Ottanta dell’Ottocento, la lotta fra i vari schieramenti politici e l’intensificazione della “guerra commerciale” tra i diversi quotidiani cittadini, a essi legati, portarono a conflitti che sfociarono in vertenze e denunce, seguite dalle relative cause giudiziarie, o risolti con frequenti duelli. Il ricorso al duello per dirimere una contesa, cessò all’inizio del secolo dopo la morte nel settembre 1904 del direttore dell’“Arena” Antonio Mantovani, a seguito delle ferite riportate nello scontro con Luigi Bellini Carnesali, direttore dell’“Adige”, uno dei padri dello sport velocipedistico scaligero.

In quella situazione di grande tensione, i quotidiani liberal-monarchici (l’“Arena” e la più moderata “La Nuova Arena”) polemizzavano spesso con il radicaleggiante “L’Adige”, diretto prima da Alfredo Comandini e poi da Luigi Dobrilla. In questo clima si svolse il leggendario duello tra il giovane Emilio Salgari cronista dell’“Arena” e Giuseppe Biasioli pubblicista dell’“Adige”.

Le dispute tra la redazione dell’“Adige” e Salgari erano iniziate fin da quando Emilio Salgari aveva mosso i primi passi all’ombra di Ruggero Giannelli, direttore de “La Nuova Arena”.

Nel giugno 1884, al termine di una passeggiata di ginnastica organizzata dalla Istituzione Bentegodi, da Verona a San Pietro Incariano, si tenne un banchetto durante il quale  un giornalista dell’”Adige” inneggiò a Garibaldi e Oberdan (particolarmente caro al direttore dell’ “Adige” che aveva disertato dal medesimo reggimento austriaco nel quale era stato arruolato il patriota triestino), e fu zittito da Salgari, penna di punta de “La Nuova Arena”, non per avversità a Garibaldi, ma perché era una festa sportiva che doveva unire e non dividere.  

Le rivalità tra i quotidiani veronesi furono sempre intense e, poco meno di un anno più tardi, Salgari, che nel frattempo si era trasferito all’“Arena”, tornò a scontrarsi con i redattori dell’“Adige”. Bizzarria della sorte, ancora una volta la ginnastica al centro della contesa dopo una passeggiata a Illasi, quando nella serata scoppiarono liti e intimidazioni tra i rappresentanti la società di ginnastica Margherita e Bentegodi. I giornali si schierarono su fronti, e ne fu artefice Salgari, al punto che dovette intervenire Giovanni Antonio Aymo, direttore della “Arena” per contenere la potenza visionaria e dialettica del suo giovane cronista. Le parti in causa, le due società sportive e i due quotidiani ebbero interesse a minimizzare la questione e a trovare un’intesa: l’unico fastidio era stato causato da quella cronaca, che in una città di provincia aveva mutato un battibecco animato in un caso pubblico.

In questo clima di bizze, dissapori, screzi, enfatizzati ad arte per vivacizzare le banalità della quotidianità e per assicurare la vendita dei quotidiani e dei periodici, rivestì un ruolo non indifferente Giuseppe Biasioli.

Coetaneo e concittadino di Salgari ne condivideva la passione per il giornalismo e la letteratura. Mentre Emilio Salgari lavorava nelle redazioni prima della “Nuova Arena” e poi dell’“Arena”, giornali moderati e monarchici, Giuseppe Biasioli iniziò la propria collaborazione all’“Adige”, fra il 1884 e il 1885. Una sua rubrichetta, Fatti spiccioli, era iniziata ufficialmente il 12 maggio 1885, anche se di fatto esisteva sin dai primi giorni del mese. Vi tracciava rapidi ed efficaci ritratti, brevi risposte ai lettori, commenti sulla vita cittadina e sugli avvenimenti teatrali con disincantata ironia e in genere non faceva il nome dei personaggi bersagliati dalle sue critiche mordaci (accusò Salgari di essere mozzo, anziché capitano di gran cabotaggio come andava vantandosene). Non si sa con certezza se Biasioli fosse stato coinvolto nei precedenti accesi battibecchi fra i giornalisti dell’“Adige” e quel noto giovane irruente, dalla penna affilata quanto una lama, ma è ragionevole sospettarlo.

Furono appunto antichi e nuovi dissapori, il caso, la rivalità crescente tra l’“Arena” e l’“Adige” a portare Salgari e Biasioli a incrociare le loro lame. Di quel duello molto è stato scritto, e si è cercato di presentare Biasioli come feroce nemico del rivale, benché pochi abbiano approfondito la conoscenza dell’avversario di Salgari. Sei anni dopo il duello, nel 1891, dopo aver lasciato l’“Adige”, Biasioli si trasferì alla “Gazzetta di Mantova”; un anno dopo, il 10 maggio 1892, entrò nella redazione dell’“Arena”. Biasioli si trovò così a lavorare a fianco di Salgari per poco meno di un anno. È improbabile che il direttore Aymo avesse assunto il nuovo redattore senza aver prima consultato Salgari, ben rammentando quel duello del 1885. Ma certi indizi fan comprendere come dissidi e rivalità cessati, i due fossero diventati buoni colleghi e amici. Alcune testimonianze li segnalano frequentare assieme sia l’ambiente velocipedistico sia quello delle filodrammatiche.

Una foto preziosa, incastonata nella leggenda salgariana affidataci da Giuseppe Turcato, veneziano, maggior studioso salgariano del secondo Novecento, è rimasta custodita a lungo nel nostro scrittoio e solo recentemente ne abbiamo parlato pubblicamente. Essa ritrae uomini maturi e giovani, alcune signorinelle: a matita, sul retro, il nome Biasioli. Quasi tutti gli adulti raffigurati hanno un foglietto infilato nel nastro del cappello come usavano i giornalisti del tempo. Chi di loro è Biasioli? Ci aiuta la testimonianza del ciclista veronese Tullio Secondo che lo ricordava «per la sua particolare andatura, piuttosto claudicante, in quanto aveva la gamba sinistra come rattrappita». Non c’era bisogno di indicare chi fosse Biasioli: era l’unico adulto seduto. «Giuseppe Biasioli, l’uomo che sfidò a duello Emilio Salgari, aveva difficoltà a muoversi e a rimanere in piedi a lungo. Del leggendario scontro al Chievo resta ben poco. Come poteva, claudicante, competere con uno schermidore già distintosi in alcune gare tra dilettanti? Non poteva! Ciò spiega la ritrosia di Salgari a misurarsi sul campo, e soprattutto l’abbandono dell’attività agonistica dopo quel combattimento. Non un rodomonte, non uno spadaccino altezzoso, ma Salgari umanissimo, per nulla orgoglioso di quell’inutile prova».

Per chi volesse approfondire i fatti relativi al duello tra Salgari e Biasioli si segnala il saggio di Gallo e Bonomi, Giuseppe Biasioli: giornalista, duellante e amico di Salgari, “Ilcorsaronero”, n. 26, novembre 2008 ( ilcorsaroneroeu@gmail.com)

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