L’avviso di giacenza, nuova forma di stress per il cittadino

(di Marco Danieli) Avete ricevuto ultimamente una raccomandata? Avete ricordi che il postino abbia suonato il campanello per consegnarvela di persona come da regolamento? Occasioni più uniche che rare. Evidentemente si perde troppo tempo ad aspettare che il destinatario risponda al citofono e scenda da casa per firmare. E’ molto più semplice dichiarare che non era in casa e lasciare un avviso di giacenza. Chi volete che controlli? Chi volete che contesti questa inadempienza in pubblico servizio?

La parola del postino, contro quella del destinatario. Uno pari, palla
al centro. Più semplice infilare nella cassetta delle lettere una strisciolina di carta con l’avviso della giacenza, che può benissimo andar persa in mezzo alla pubblicità che di norma intasa le cassette. Il destinatario potrà effettuare il ritiro della raccomandata uno o due giorni dopo munito di avviso postale e di documento d’identità all’ufficio postale, famosi in tutt’Italia per la velocità e la gentilezza, perdendo un’oretta fra coda e pratiche burocratiche. Proprio niente male come servizio.

E pensare che una volta, quando (dicono) “si stava peggio” e i postini nella divisa grigia delle Poste e Telegrafi giravano in bicicletta con pesanti borse di cuoio stipate, la posta veniva consegnata puntualmente due volte al giorno. Ora invece arriva una volta ogni due giorni secondo uno schema imperscrutabile, nonostante postini e postine “consegnino” lettere e pacchi in motorino. Mezzo sempre acceso anche da fermo e utilizzato come una pratica bicicletta in contromano e sui marciapiedi.

Tutto ciò accade puntualmente in tutte le città d’Italia nell’era di
internet e dell’e-commerce, mentre in Svizzera stanno studiando come
consegnare la posta con droni.

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