Il blocco del Mar Rosso. Un altro danno da guerra per la nostra economia

Fino a pochi giorni fa quasi nessuno sapeva dell’esistenza degli Houthis yemeniti, il cui nome preciso sarebbe Ansarullah. Alleati dei Palestinesi, fanno parte dell’Asse della Resistenza araba a Israele. Dopo l’invasione da parte dell’esercito israeliano della striscia di Gaza, hanno lanciato alcuni missili verso Israele, catturato 3 navi cargo che transitavano nel Mar Rosso vicino alle coste dello Yemen e attaccato con i droni un’altra, tutti effettuati utilizzando Bab-el-Mandeb, la Porta delle Lacrime, uno dei punti più importanti per il commercio mondiale.

La chiusura del Mar Rosso. Un altro danno da guerra per la nostra economia



Nel mondo sono 8 i choke point -colli di bottiglia- più importanti: Panama, Suez, Gibilterra, Ormuz, Malacca, Bosforo/Dardanelli, Buona Speranza e Bab-el-Mandeb, legalmente sotto il controllo di Yemen e Gibuti,  che è lo stretto che collega il Mar Rosso all’Oceano Indiano e rappresenta il principale collegamento marittimo tra l’Europa, e l’Asia. Impossibile separare Suez da Bab-el-Mandeb perchè sono le 2 porte del Mar Rosso.

Mar Rosso, passaggio obbligato per l’import-export europeo

Ogni anno passano da Bab-el-Mandeb 50 milioni di tonnellate di prodotti agricoli e 2 miliardi di barili di petrolio, il 10% di tutto il commercio marittimo di prodotti petroliferi e di gas naturale liquefatto.

Il 98% dell’import-export di Israele avviene via mare. E anche se ha Eliat, porto sul Mar Rosso la maggior parte del commercio asiatico ( 30% del totale) passa ancora attraverso il Canale di Suez e quindi per Bab-el-Mandeb.
La nave cargo attaccata il 19 novembre dagli Houthis, la Galaxy Leader, apparteneva alla Ray Shipping, specializzata nel trasporto di automobili, di proprietà di Abraham Ungar, il 22° uomo più ricco di Israele.

La chiusura del Mar Rosso. Un altro danno da guerra per la nostra economia


La nave attaccata con un drone il 24 novembre e quella catturata poco tempo fa appartenevano a membri della famiglia Ofer. La prima appartiene alla Eastern Pacific Shipping di Eyal Ofer, il 3° israeliano più ricco e la seconda alla Zodiac Maritime di Idan Ofer, il 9° più ricco. L’attacco del 25 novembre ha comportato la cattura di una nave della compagnia Zim, anch’essa di proprietà della famiglia Ofer.
E’ facile dedurre da questi fatti che gli obiettivi di Ansarullah sono il commercio israeliano, e non le navi occidentali o cinesi o indiane.

La chiusura del Mar Rosso. Un altro danno da guerra per la nostra economia

L’intervento militare anglo-americano con i bombardamenti dello Yemen e delle basi degli Houthis ha invece prodotto il risultato di bloccare l’intero traffico da e per Suez, con gravi ripercussioni non più solo su Israele, ma su tutta l’Europa. Italia in primis.

Ed è facilmente prevedibile che ne risenta anche Verona e la sua economia.

Una previsione molto affidabile viene dal Presidente di Consorzio Zai – Interporto Quadrante Europa, Matteo Gasparato, che gestisce uno dei più importanti poli logistici d’Europa.

La chiusura del Mar Rosso. Un altro danno da guerra per la nostra economia

«Al momento come Interporto Quadrante Europa non abbiamo riscontrato conseguenze negative sul traffico merci. Se si dovesse però protrarre nel tempo il blocco del Canale di Suez, all’Interporto Quadrante Europa si potrebbe verificare il seguente scenario: con un incremento dei traffici sui porti del Nord Europa è possibile che conseguentemente ci sia un incremento del traffico ferroviario dal Nord Europa verso Verona. Si può affermare che le conseguenze negative, invece le hanno già riscontrate gli operatori logistici insediati all’Interporto Quadrante Europa di Verona a causa dell’interruzione e dei ritardi della catena logistica. Le nuove rotte marittime alternative all’attraversamento di Suez porteranno sicuramente un aumento dei costi e un allungamento dei tempi di consegna. I noli marittimi e le coperture assicurative comporteranno un aumento del 114/115%. Mentre la circumnavigazione dell’Africa rallenterà la consegna dei prodotti di 15/20 giorni».

Dopo le conseguenze subite a causa della guerra in Ucraina, con l’aumento dei costi dell’energia e, conseguentemente, dell’inflazione, ora un’altra guerra, quella condotta da Israele contro i Palestinesi a Gaza, rischia di creare altre pesanti difficoltà alla nostra economia. 

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