Sale la protesta contadina. Ieri a Bologna. Oggi a Verona

In Italia come in Germania. E’ iniziata ieri da Bologna e da diverse città italiane la protesta contadina con oltre 200 trattori per manifestare contro la politica agricola dell’Europa e del governo Meloni. Ieri nel capoluogo emiliano gli agricoltori hanno riempito piazza della Costituzione con bandiere e cartelli: ‘No alla carne coltivata’ , ‘No alla farina di grilli’, ‘Traditi dall’Europa’, ‘L’agricoltura sta morendo’. 

E’ il Comitato Agricoltori Traditi ad organizzare la protesta cui aderiscono varie associazioni indipendenti come ‘Azione Rurale’. Ci sono imprenditori agricoli di varie estrazioni politiche esasperati dai danni che apolitica agricola dell’Ue sta facendo all’agricoltura. Un problema che non è sentito solo in Italia, anche se con diverse motivazioni legate alla situazione nazionale. Ha fatto scalpore la protesta attuata una decina di gironi fa dai contadini tedeschi che in 30 mila hanno invaso Berlino manifestando davanti alla Porta di Brandeburgo. Ci sono state anche manifestazioni in Sicilia e a Viterbo.

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La protesta contadina a Verona

Oggi, come già anticipato da L’Adige , la protesta si è trasferita a Verona, la cui provincia è uno dei centri agricoli più importanti d’Italia e perciò ha anche un valore simbolico. Un centinaio di trattori si è concentrato davanti a Verona Mercato, al Quadrante Europa, anziché davanti alla Fiera come annunciato in un primo tempo.

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Scopo della protesta è di far sentire la voce dei contadini veneti e italiani contro le politiche agricole dell’Europa e l’atteggiamento passivo del governo di fronte alla prepotenza di Bruxelles. In particolare a preoccupare gli imprenditori agricoli sono i costi della produzione e l’atteggiamento dell’Europa favorevole alle farine sintetiche e di insetti che si vorrebbero sostituire ai cibi genuini prodotti con il lavoro dei campi.

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“Stanno distruggendo la nostra agricoltura – gridano gli agricoltori- , anche con provvedimenti assurdi, come quello di pagare anche 1.500 ad ettaro pur che non venga coltivato. Questa è la morte della nostra agricoltura e noi non vogliamo morire”!

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