Aeroporto Catullo, Verona è un quinto di Bergamo perchè da vent’anni cresciamo meno di tutti

Tanto per riportare il tema Aeroporto di Verona alla realtà è bene che si conoscano alcuni dati sottaciuti da chi ha interesse a far passare per successo un insuccesso.  Per difendere il proprio operato (si fa per dire) e sfruttando la vicinanza di alcuni “amici” pronti a crederci, la dirigenza attuale ha fatto uscire dei numeri che, avulsi dal contesto generale e dati in pasto a chi non se ne intende, potrebbero far pensare a dei risultati positivi. Ma non è così. E non ci si può nascondere dietro il dito del Covid. La pandemia è passata come un rullo compressore dappertutto e non fa testo. Per capire allora bisogna andare a guardare i dati pre-Covid, confrontandoli con quelli degli altri scali del Nord Italia più vicini che possono essere i competitor. 

In poco meno di vent’anni (2000-2019) l’aeroporto di Bergamo è cresciuto del 10,25%Bologna del 5,05%Treviso del 13%, Venezia del 5,25%. Il nostro scalo, invece, del 2,33%, meno della media del Nord Italia che è del 3,55%. Considerando dati più recenti, riferiti al 2019, risulta che il totale dei passeggeri movimentati dagli aeroporti di tutt’Italia è di 193 milioni, il 66% dei quali gestito dai 9 aeroporti principali.  Il Nord ha il 48% del mercato aeroportuale. Dei 92 milioni transitati nel Nord, l’84% si concentra il Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

C’è anche un altro dato interessante: il comparto aereo sta riprogrammandosi per il dopo-covid, anche nel Nord Italia: prevedendo dal 2024 – quando si recupererà per intero il il crollo del 2020, 24 milioni di passeggeri contro i 92 del 2019 – il tasso di crescita registrato dal 2000 al 2019, gli aeroporti del Settentrione dovranno gestire 136 milioni di passeggeri nel 2035 e ben 206 milioni di passeggeri nel 2050. Quanti di questi arriveranno a Verona nelle condizioni attuali? 3,6 milioni nel 2024, 5,2 milioni nel 2035 e appena 8 milioni nel 2050. Della grande torta, a Verona arriverà appena il 3,8% nonostante la “regione del Garda”, le Dolomiti, e la forza del distretto industriale di sei delle più forti province italiane per Pil procapite realizzato.

Davanti a questi dati, cullarsi del fatto che nel  Verona con il suo 5% di crescita nel 2019 (fatto di low cost quindi senza ricadute per l’economia del territorio) ha fatto meglio di Treviso e Venezia (guarda caso, dove SAVE sta pompando investimenti rilevanti per accaparrarsi i prossimi flussi di traffico) è voler proprio negare la realtà.

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