Contro La Russa anche con le bolle di sapone. Ignazio, Geronimo, Roberto Vecchioni e le sue ‘Lacoste’

(di Mario Marino) Il presidente del Senato Ignazio La Russa, suo malgrado, è anche oggi balzato alle cronache perché il suo primogenito Geronimo, fratello di  Leonardo Apache, che oramai da oltre una settimana occupa le pagine dei giornali perché accusato di avere stuprato una ragazza,  sarebbe nel lontano 1997 inciampato  in una vicenda giudiziaria.

A ricordarci i particolari scabrosi a distanza di oltre 25 anni è il cantautore Roberto Vecchioni il quale racconta che in occasione del compleanno della figlia, a casa sua, Geronimo, più altri amici, si sarebbe reso responsabile nientemeno che di furto di alcuni oggetti. Si dà il caso che a condurre quella indagine ero io. 

Al tempo invitammo l’onorevole La Russa con il figlio minorenne e il loro legale negli uffici della polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. La Russa, entrato in ufficio con il primogenito e il difensore, dopo i convenevoli, ci disse che Geronimo non gli aveva detto dell’evento serale a casa Vecchioni, né che era successo qualcosa di particolarmente strano, meritevole di essere raccontato ad un padre. Detto ciò, ricordo che rivolgendosi perentoriamente a Geronimo gli intimò di raccontare per filo e per segno tutto quello che era accaduto quella sera, senza omettere nulla. 

Il ragazzo riferì con dovizia di particolari tutto quello che era successo e di cui era a conoscenza.  In sintesi alcuni ragazzi che aveva da poco conosciuto, per puro scherzo sottrassero dall’abitazione del cantautore alcuni oggetti, in particolare alcune magliette di marca ‘Lacoste’ di cui il cantautore faceva collezione, cui era particolarmente affezionato, e financo le sue mutande. Il ragazzo, resosi conto di quanto stava accadendo, ci rimase malissimo, e da quella volta non li volle mai più vedere. Alcuni partecipanti alla festa confermarono che da quella sera non lo videro mai più. 

Appurammo che Geronimo non aveva alcuna responsabilità dell’accaduto, e per lui tutto finì in una bolla di sapone. Le magliette, se non ricordo male, furono prontamente recuperate e riconsegnate al legittimo proprietario. Le mutande no.  In quella occasione conobbi appunto La Russa, incontrandolo altre volte quando era titolare del dicastero della Difesa. In una circostanza, ripercorrendo quanto accaduto, mi confessò che la vicenda che aveva riguardato il figlio lo aveva molto amareggiato, non solo per il danno provocato ai Vecchioni, ma perché l’invito a Geronimo gli era stato fatto dalla figlia del cantautore. 

Mi preme ricordare quella circostanza, nonostante siano trascorsi ben 26 anni, perché mi sorprese l’atteggiamento del Presidente del Senato, il quale a conclusione dell’interrogatorio del figlio, non gli risparmiò un sonoro “cazziatone”, benché innocente e minorenne, diffidandolo inoltre da frequentare ragazzi che non conosceva molto ma molto bene. Alcune testate  avrebbero riportato la notizia che le responsabilità del giovane La Russa sarebbero state “perdonate” dalla polizia giudiziaria. L’affermazione del cantautore è certamente suggestiva, e cosa abbia voluto dire o fare intendere non mi è chiaro.  O forse si.  Ciò che è indubitabile è che i comportamenti dei partecipanti furono apprezzati dalla polizia giudiziaria con egual misura, ma sopratutto perché è l’Autorità Giudiziaria a valutare se un fatto violi o meno un precetti penali.  Instillare a distanza di oltre 5 lustri dubbi su uomini delle Istituzioni, non è corretto. E’ certamente esecrabile aggiungere in un momento estremamente delicato per una famiglia, La Russa, altro dolore e sofferenze, rievocando fatti oramai sepolti nel tempo, con ricostruzioni inverosimili e fuorvianti.

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