Cpr a Legnago? Il commento del Pd alla proposta da parte di Longhi e FdI

Il segretario provinciale Pd Franco Bonfante e la segretaria del Circolo Pd di Legnago Luigina Zappon hanno commentato la proposta degli esponenti di FdI, Longhi e Cavedo, di istituire un Cpr nella capitale della Pianura veronese. 

Cercare di far credere che i flussi migratori si possano arginare con i rimpatri forzati è la mossa della disperazione da parte di una forza politica come Fratelli d’Italia di Legnago che in quattro anni di amministrazione locale non ha costruito niente e ora cerca scorciatoie per coprire il vuoto che lascia sul territorio”.

Non a caso hanno trovato il gelo non solo da parte del loro Sindaco Lorenzetti ma anche dal coordinatore provinciale del loro partito” puntualizzano. 

I Cpr secondo il Partito Democratico

I Cpr portano degrado e insicurezza per le comunità – continuano – che li ospitano perché sono stati trasformati in centri di detenzione, popolati da immigrati irregolari che talvolta si sono macchiati di reati, la cui permanenza si protrae a tempo indefinito a causa dell’assenza di accordi internazionali con i Paesi di origine che ne favoriscano il rimpatrio”.

Dal lato numerico, poi, le proporzioni sono schiaccianti: a fronte dei 116.028 sbarchi certificati dal Ministero dell’Interno all’11 settembre 2023, in Italia esistono una decina di Cpr con un migliaio di posti disponibili. La proposta di incarcerare l’immigrazione è fuori da ogni logica praticabile: all’inizio saranno centinaia e poi arriveranno a migliaia. Un nuovo guizzo di propaganda di questa forza politica che aveva spergiurato di essere in grado di arginare il fenomeno epocale dell’immigrazione ma ne è rimasta travolta”. 

cpr

Di questa incapacità – concludono Bonfante e Zappon – fanno le spese i cittadini veronesi e veneti, in termini di degrado e insicurezza: sempre secondo i dati del Viminale, aggiornati al 31 agosto 2023, su 8.457 immigrati in accoglienza sul territorio Veneto, meno del 10% (solo 750 persone), a fronte della media nazionale del 25%, sono presenti nei centri di accoglienza e integrazione Sai, mentre la stragrande maggioranza è ancora parcheggiata nei centri di accoglienza.

L’accoglienza diffusa (poche persone in ogni comune in proporzione al numero di abitanti) è l’unica via per gestire secondo criteri di umanità e sicurezza un fenomeno epocale che la propaganda delle destre non è riuscita nemmeno a scalfire, né in Italia né altrove. Vanno piuttosto cambiate le norme che impediscono di trovare lavoro così da favorire l’integrazione e prevenire l’emarginazione che a volte porta anche alla criminalità”.

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