I progetti mai realizzati che avrebbero potuto migliorare Verona

(di Giorgio Massignan) In questi mesi l’amministrazione comunale sta predisponendo la nuova variante generale al PAT, per cercare di risolvere alcuni dei problemi che da decenni affliggono il nostro territorio, e soprattutto per provare a definire un’idea di città in grado di definire un equilibrio urbanistico, sociale e culturale che, da tempo, a Verona manca.  

A tale riguardo, molte delle passate amministrazioni avevano incaricato vari professionisti per progettare i recuperi e le valorizzazioni di alcuni ambiti territoriali importanti e rappresentatividella nostra città. 

Si trattava di piani e di progetti che, se realizzati, avrebbero potuto migliorare Verona, ma che invece sono stati inspiegabilmente ignorati, dopo aver investito denaro pubblico per commissionarli.

Piani progettati ma non realizzati:

  • Parco di colle S. Pietro, progettisti gli architetti Rudi, Perbellini e Bruno.
  • Parco delle mura, progettista l’architetto Bozzetto.
  • Piano della mobilità 1, progettato dall’ingegnare Zambrini.
  • Piano della mobilità 2, progettato dall’architetto Wincler.
  • Piano della mobilità 3, progettato dall’ architetto De Beaumont.
  • Piano per il Parco dell’Adige progettato dall’ equipe del professor Ruffo. 

Il Parco dell’Adige realizzato non è quello redatto dal team diretto dal compianto professor Sandro Ruffo, che prevedeva molte più aree a parco e, in un contesto organico, definiva le destinazioni d’uso delle zone limitrofe. 

Il progetto del vero parco dell’Adige, redatto nel 1993 e inserito nel Progetto Preliminare di Piano di quello stesso anno, comprendeva sia la parte nord che quella sud ed interessava sia le aree pubbliche che quelle private. 

L’attuale progetto realizzato riguarda 450.000 mq di territorio e quindi, rispetto agli originali 800.000 mq del progetto Ruffo, è stato ridotto di quasi la metà. 

Non si è realizzata l’opportunità di collegare tra loro, partendo dal percorso lungo le mura, le aree che, a sud e a nord della città, avrebbero dovuto costituire il Parco dell’Adige. 

  • Piano per il Parco delle Mura. Grazie ad una convenzione col Demanio militare, buona parte della gestione delle mura cittadine era passata al Comune che, sotto la spinta della locale sezione di Legambiente, aveva finanziato il restauro  delle parti più malandate delle antiche fortificazioni.

Operazione che avrebbe dovuto dare inizio al processo per la realizzazione di un vero parco urbano, ma sinora non è accaduto.    

  • Piano per il Parco della Collina. Vennero fatti vari studi con le relative suddivisioni per la tutela delle diverse fasce delle aree collinari. 

Nella realtà il Piano non  è mai partito e l’obiettivo di evitare un ulteriore cementificazione della collina, già soggetta a troppa edificazione, prima con la legge regionale n.24, poi con lo Sblocca Italia, è stato mancato. 

  • Il Piano di recupero delle cave, progettato dall’architetta Anna Barioni, non è mai stato concretizzato.
  • Il Parco per lo sport alla Spianà, progettato dal compianto architetto Arrigo Rudi, non è mai stato realizzato.
  • Il progetto per il piano-quadro di ristrutturazione dell’area di piazza Isolo, redatto  dall’architetto Paolo Portoghesi, commissionato dal Comune di Verona, è rimasto nei cassetti di qualche assessore. 
  • Il progetto di una linea di tramvia elettrica su sede fissa ed esclusiva non fu mai concretizzato.

Era finanziato quasi totalmente da fondi statali e approvato dall’amministrazione comunale. 

  • Il progetto dell’architetto David Chipperfield, che nel 1999 si aggiudicò il concorso per la riqualificazione dell’Arsenale, il cui masterplan venne approvato dal Comune nel 2006, non venne mai realizzato. 

David Chipperfield aveva ipotizzato l’inserimento negli spazi dell’Arsenale del Museo di Storia Naturale, della Città dei bambini, di una biblioteca e delle collezioni di armi e di monete antiche del Museo di Castelvecchio. 

Erano previste anche varie attività commerciali e un parcheggio sotterraneo da 500 posti.  

  • Il Progetto Preliminare di Piano o Piano di Salvaguardia.  Venne approvato nel 1993, durante l’amministrazione del sindaco Aldo Sala.

Si trattava di un Piano che, trascorsi i tre anni di durata, come previsto dalle norme di legge, sarebbe scaduto. 

Gli obiettivi del Progetto Preliminare erano quelli di permettere l’analisi e la stesura della nuova Variante Generale al P.R.G. a cosiddette bocce ferme, evitando che l’equilibrio territoriale venisse modificato da pesanti operazioni edilizie, e di definire le linee guida della pianificazione del territorio. 

Il passaggio dal Progetto Preliminare alla Variante Generale al P.R.G. sarebbe stato semplice e veloce, essendo già state indicate e specificate le linee programmatiche per il futuro assetto urbanistico della città. 

Il Progetto Preliminare o Piano di Salvaguardia, bloccava ogni nuova lottizzazione per incentivare il recupero dell’esistente; definiva i limiti urbani della città da non superare con nuove aree di espansione; ridefiniva e completava i tessuti dei quartieri e delle periferie; puntava alla formazione di una città policentrica, individuando le nuove centralità e recuperando la qualità dello spazio pubblico.

Inoltre delimitava e qualificava le aree produttive; consolidava il sistema insediativo agricolo in funzione della sua salvaguardia produttiva e ambientale; stabiliva le zone A.R.U. (aree di riqualificazione urbanistica), dettando i termini e le regole per il loro recupero, favorendo la riconversione delle aree industriali dismesse ed evitando in tal modo altro consumo del suolo.

Infine dettava i criteri per tutelare i centri storici; progettava il parco dell’Adige; collegava i quattro sistemi di programmazione del tessuto urbano: quello residenziale, quello produttivo, quello viabilistico e quello ambientale; definiva un  sistema della mobilità dove era prevista una linea di tramvia elettrica su sede fissa ed esclusiva come spina dorsale dei trasporti urbani.  

Dopo le elezioni del 1994 e la formazione del nuovo Consiglio comunale, scaduti i tre anni, il Progetto Preliminare di Piano non venne rinnovato e non fu redatta e approvata la Variante Generale al P.R.G. Probabilmente, se fossero stati concretizzati gran parte dei progetti approvati, la nostra città avrebbe guadagnato una maggior qualità urbana.   

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