Verona: non è lockdown, ma paura e quarantene fanno quasi lo stesso effetto

Niente lockdown quest’inverno. Per salvaguardare l’economia s’è preferito soprassedere e agire con provvedimenti parcellari e differenziati. Un po’ come in altri paesi. Han lasciato che la gente passasse le feste e che i ragazzi tornassero a scuola. Insomma, questo giro – che speriamo sia l’ultimo, ma non ci metterei la mano sul fuoco- s’è voluto lasciare una parvenza di normalità. Ma poi, se non proprio lockdown non è, un mezzo lockdown lo stiamo vivendo lo stesso. Stavolta non imposto dall’alto, così nessuno si può lamentare, ma nei fatti. 

Avete fatto un giro in città? C’è poca gente. Solo quelli che si muovono per lavoro o per fare la spesa. Avete buttato l’occhio dentro qualche negozio? Vuoti, con i titolari o i commessi che fissano le vetrine in attesa di qualcuno che non arriva. Per non parlare delle pizzerie, delle trattorie e dei ristoranti: anche lì pochissimi clienti, un sacco di prenotazioni saltate. Idem negli studi professionali. Una specie di lockdown volontario che dipende da diversi fattori. 

In primis a paura: la gente, anche se vaccinata e consapevole che se venisse contagiata quasi sicuramente se la caverebbe con un raffreddore o qualche linea di febbre, preferisce lo stesso evitare. Non si sa mai. Poi c’è il Green Pass, che taglia fuori quelli che non ce l’hanno. Quindi ci sono i contagiati, sintomatici e non. Poi ci sono quelli che hanno avuto contatto con un positivo e che sono in quarantena. E infine ci sono le scuole che, con buona pace del ministro Bianchi che le ha volute aperte a tutti i costi, sono una delle principali fonti di contagio e di quarantene. Per non parlare di quelli che non vanno in giro perché non hanno più soldi da spendere e quei pochi li usano per pagarsi l’essenziale e le bollette, altra mazzata che non ci voleva. Insomma, anche il 2022 non sembra promettere molto bene. E’ il terzo anno consecutivo. Dev’essere l’ultimo.

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