Siccità, l’ANBI: dissalatori soluzione soltanto temporanea. Costi fuori mercato

(di Stefano Cucco) “L’analisi delle situazioni di crisi idrica nel Paese dimostra come i tanto citati dissalatori possano essere una soluzione per emergenze localizzate, non certo risolutivi per un fattore esteso quale la siccità penalizzante l’agricoltura e l’ambiente in un territorio come quello italiano. Non solo: va sempre ricordato che l’altrettanto citato Israele, con il quale i nostri Consorzi di bonifica mantengono costanti rapporti di reciproca collaborazione, ha trasformato il deserto in area verde; noi, invece, il giardino lo abbiamo ed il nostro compito è mantenerlo. Non mi pare proprio la stessa cosa…”. Entra con determinazione Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), sul tema del giorno e, per far comprendere i contorni assunti dalla siccità nell’ “Italia idricamente rovesciata”, cita un dato del C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche), che indica come, in 24 mesi, cioè da febbraio 2021, ben il 38% delle aree agricole irrigue sia stato interessato da siccità severa-estrema. 

 “E’ pensabile risolvere il problema, dissalando l’acqua del mare? I costi metterebbero fuori mercato il made in Italy agroalimentare”, aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di ANBI. “Insieme all’efficientamento della rete idraulica ed all’ottimizzazione dell’utilizzo irriguo, non è più logico creare le condizioni per  trattenere e trasferire le acque di pioggia, migliorando al contempo l’ambiente attraverso una rete di laghetti multifunzionali ad iniziare dal riutilizzo delle migliaia di cave abbandonate?”

Il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, pur di fronte ad un contesto leggermente migliorato, certifica una verità: l’Italia non ha più grandi fiumi. Resta largamente insufficiente, infatti, la portata del Po che, pur godendo di un leggero incremento nel tratto iniziale, permane abbondantemente sotto il minimo storico mensile nel tratto lombardo-emiliano, toccando, nel rilevamento finale a Pontelagoscuro, la portata di 604,23 mc/s, inferiore di ben il 14% rispetto ai valori minimi del periodo.   In Veneto, l‘Adige scende al di sotto dei -4 metri sullo zero idrometrico: non era mai successo dal 2015! Ai livelli più bassi del recente passato è anche la Livenza, mentre cala la Piave e restano sostanzialmente stabili Bacchiglione e Brenta. Scarse permangono le precipitazioni, certamente insufficienti a risolvere una situazione di grave crisi idrica; sulle Dolomiti, l’altezza media del manto nevoso si attesta sui 40 centimetri.

Nonostante i deflussi ridotti al minimo, il lago di Garda (riempimento: 37,9%) resta in grave crisi: da settimane staziona vicino al minimo storico

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