Aeroporto, Fondazione Cariverona cederà il 3% a SAVE. Ora potrebbe entrare nell’editoria del Nordest con Nem

(di Stefano Tenedini) Aeroporto Catullo, Fondazione Cariverona ha deciso: accetta di vendere il 3% della sua quota azionaria all’azionista di maggioranza SAVE. Oggi gli enti locali veronesi potrebbero sfidare il presidente Enrico Marchi solo attraverso un improbabile accordo con la Provincia di Trento: eppure proprio l’uscita della Fondazione ha di fatto semplificato il percorso di sviluppo dello scalo scaligero. Nel frattempo Cariverona potrebbe rivestire un ruolo nel rinnovato scenario editoriale veneto, d’intesa con lo stesso Marchi. E sullo sfondo ci sono anche nuove prospettive per una finanza regionale.

Questo il testo della nota diffusa nel tardo pomeriggio: “Fondazione Cariverona ha ricevuto da Save SpA una proposta d’acquisto per la partecipazione del 3% detenuta nella Società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca SpA. La quota azionaria era stata posta in vendita dalla Fondazione con delibera del consiglio di amministrazione dello scorso giugno. Il CdA presieduto dal prof. Alessandro Mazzucco ha deliberato di accogliere la proposta di Save SpA. La decisione è stata comunicata a tutti gli altri soci dell’aeroporto Valerio Catullo, che potranno eventualmente esercitare il diritto di prelazione sulla quota nei modi e nei termini previsti dallo statuto sociale”.

Questo il quadro attuale della proprietà della Valerio Catullo SpA, che vede la Save SpA in maggioranza con una quota del 43,457%, seguita da Camera di Commercio di Verona 18,819%, Provincia Autonoma di Trento 14,238%, Provincia di Verona 9,919%, Comune di Verona 4,679%, Provincia Autonoma di Bolzano 2,172%, Provincia di Brescia 2,153%, Comune di Villafranca di Verona 0,436%, Promofin Srl 0,392%, Camera di Commercio di Trento 0,221%, Comune di Mantova 0,207%, Comune di Sommacampagna 0,119%, Comune di Sona 0,077%, Veneto Sviluppo SpA 0,060%, ATV Azienda Trasporti Verona Srl 0,029%, Comune di Lazise 0,009%, Comunità del Garda 0,004%. A queste quote manca il 3,009% fin qui detenuto dalla Fondazione, che dopo l’ufficializzazione del passaggio a Save consentirà alla società veneziana di raggiungerà il 46,466% della Valerio Catullo SpA.

Enrico Marchi, presidente di SAVE e di Finint
Enrico Marchi, presidente di SAVE e di Finint
Alessandro Mazzucco, presidente di Fondazione Cariverona
Alessandro Mazzucco (Fondazione Cariverona)

L’orientamento della Fondazione di uscire dalla governance del Catullo era stato già anticipato prima ancora del via libera all’aumento di capitale per 30 milioni, il secondo dopo quello da 35 milioni approvato nel 2021. Cariverona non si era opposta, ma la scelta di sfilarsi era stata subito esplicita. Un cambiamento di strategia che non aveva sorpreso nessuno, anche se per anni Mazzucco era stato un riferimento per chi non intendeva cedere un’infrastruttura così strategica per lo sviluppo di Verona e del territorio a quella che di fatto dal punto di vista del traffico e dei passeggeri è una società aeroportuale concorrente. Né il limite di una quota esigua sembrava rilevante, considerato tutto ciò che la Fondazione rappresenta sul territorio vale un peso specifico ben superiore al 3%.

A SAVE manca il 3,5% per ottenere la maggioranza assoluta dell’aeroporto

Le azioni sono state quindi messe in vendita uscendo dalla governance del Catullo. Il perché il presidente Mazzucco lo ha sottolineato più volte: le partecipazioni che non portano profitto vanno vendute e trasformate in interventi più redditizi. Posizione che a qualcuno non è piaciuta, considerata una logica aziendale mentre Fondazione non è un’impresa privata e ha tutt’altro impatto nel contesto veronese. Gli altri soci – Camera di Commercio, Comune e Provincia – sono invece tuttora compatti nella scelta di rimanere nella proprietà, con un 33,4% circa che comunque non può influire sulle decisioni operative di Save se non attraverso una sorta di patto di sindacato con la Provincia Autonoma di Trento grazie al quale toccherebbe il 47,7% circa. Oggi non è certo questo lo scenario più verosimile, anzi.

Ma ora, nel consueto silenzio della politica e tra i riposizionamenti delle alleanze economiche, c’è un quadro assai diverso in cui potrebbe situarsi anche il cambio di rotta della Fondazione sull’aeroporto. In questi mesi infatti sono soprattutto le acque finora stagnanti dell’editoria veneta a muoversi, e non poco. Il motore primo di questo nuovo scenario è l’acquisto dei quotidiani del Nordest di Gedi da parte di Nem (Nord Est Multimedia), la SpA creata da Finint, la finanziaria che fa capo sempre a Enrico Marchi.

I sei quotidiani di Veneto e Friuli Venezia Giulia che Nem (Finint) ha acquistato da GEDI
I sei quotidiani di Veneto e Friuli Venezia Giulia che Nem ha acquistato da GEDI

E Cariverona ha confermato giusto un mese fa che da un lato sta valutando l’ingresso nella Nem con una quota di minoranza (magari proprio attraverso il 3% “liberato” dal Catullo), e su un altro fronte contempla l’ipotesi di un’analoga partita editoriale, questa volta con una parecipazione in Athesis. La Fondazione ha motivato entrambi gli investimenti con due esigenze: supportare l’economia locale anche nel mondo dei media per il loro valore territoriale e sociale, e agevolare con la propria presenza una “crescita strategica e lo sviluppo dei territori affiancando iniziative locali d’impresa”.

Le due linee di intervento potrebbero spostare il baricentro degli interessi della Fondazione dalle infrastrutture all’editoria. E sullo sfondo ma non troppo ci sarebbe anche l’embrione di un’alleanza con Banca Finint, altro polo forte della finanza veneta il cui amministratore delegato è Fabio Innocenzi, veronese e già ad della Popolare di Verona al tempo della fusione con Novara. Quindi, seppur fuori dal Catullo, Cariverona potrebbe ritrovarsi al centro di un nascente riequilibrio della finanza e dell’editoria veneta e comunque non così lontana dalla torre di controllo del sistema aeroportuale.

Una vicenda che se da un lato sembra quindi mostrare il ritorno (forse per ora soft, ma certo non marginale) di un nucleo di finanza veneta in grado prima o poi di dire la sua nelle future partite del rilancio dell’economia e del territorio, dall’altro bagna forse definitivamente le polveri all’illusione del “Sistema Verona” in quanto tale di contare ancora qualcosa in regione. Come aveva sintetizzato qualche mese fa un osservatore attento della società locale, “non solo non esiste un Sistema Verona, ma gli attori hanno obiettivi diversissimi fra loro. E la crescita della città non sembra essere fra questi”.

Rappresentazione grafica della futura aerostazione dell'Aeroporto Catullo
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