Banco BPM, il titolo chiude a 1,6695, più 2,96% in vista della fusione col Crédit Agricole. Taglio in vista per 300 filiali in sovrapposizione

Titolo Banco BPM in altalena sul finire di sessione dopo il forte recupero, vicino alla soglia psicologica dell’1,7€/azione, con una crescita del 4,59% registrato a metà giornata dopo le conferme odierne di stampa sull’evoluzione del risiko bancario che vedono l’istituto nato dalla fusione fra Popolare Verona e Popolare Milano viaggiare deciso verso Parigi, sede del Crédit Agricole. Alla chiusura, l’azione si è fissata a 1,6695€ con una crescita del 2,96% sul valore di ieri avvicinandosi al massimo del mese. Margini di crescita ulteriore ci sono, se si pensa che prima del Covid il titolo Banco BPM stava fra i 2,25 ed i 2,5€/azione e che ci sono ampi margini di plusvalenze nelle partecipazioni e nel portafoglio titoli.

Come avevamo riportato nei giorni scorsi ( qui, qui e qui) i due istituti – già soci in Agos, credito al consumo – si stanno parlando da tempo e stanno aggiornando i rispettivi piani industriali. Se il Covid-19 non fa troppi danni a primavera nascerà il secondo gruppo bancario Italiano. E già partono i programmi di razionalizzazione: Banco Bpm dovrebbe annunciare la chiusura di trecento agenzie: il gruppo nascerà infatti con 2.600 sportelli in Italia contro i 2.908 che rappresentano la somma odierna delle rispettive agenzie. Il gruppo partirà anche con 32mila dipendenti sul groppone e quindi ci si attendono incentivi alle uscite anticipate; 152 miliardi di raccolta diretta; 153 miliardi di indiretta; 149 miliardi investiti nell’economia reale. 6 milioni, i clienti in Italia. Ben 18 i miliardi del patrimonio netto con 5,9 miliardi di proventi dalla gestione operativa; 2,3 miliardi come risultato lordo della gestione operativa e 1,1 miliardi come risultato netto. Come sempre, i numeri sulla carta sono tutti belli. BPM avrebbe selezionato Lazard come advisor: manca ancora quello dei francesi ma sembra che la scelta possa avvenire a breve. La favorita al momento è Rothschild, in seconda fila Morgan Stanley e Jp Morgan.

Confermata la tecnicalità dell’operazione col Banco BPM che incorporerà le attività italiane della Banca francese in cambio di azioni: Parigi sarà così il primo azionista e questo potrebbe creare qualche problema nel Centrodestra che, a primavera, però non sarà al governo del Paese. E, del resto, la presenza d’Oltralpe nell’economia italiana è di lunga data e di peso assai rilevante. Resta da vedere quanto di quel che resta del top e middle management dell’ex Banco Popolare riuscirà a sopravvivere alla nuova fusione.

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