Amia. Troppi dipendenti in ufficio e stallo societario. Verona non è più una città pulita

Verona non è più una città pulita. Che cosa succede all’Amia? Dalle segnalazioni che arrivano dai nostri lettori, ma soprattutto da quello che possiamo vedere con i nostri occhi in giro per la città questa è l’impressione che ha chiunque.

Cassonetti e cestini dei rifiuti stracolmi che non vengono svuotati; rifiuti per terra, un vero fast-food per topi e tutto quel che ne consegue in termini di igiene; erbacce lungo i marciapiedi; giardini e siepi incolte come segnalato anche in un articolo de L’Adige di ieri sono il segnale che qualcosa non funziona nell’azienda che ha il compito di tenere pulita Verona: l’Amia. 

Questa società è da mesi in un limbo. Di proprietà dell’Agsm-Aim avrebbe dovuto passare alla gestione diretta ‘in house’ del Comune e di Verona, come deliberato dal Consiglio Comunale della precedente amministrazione. Però non se n’è ancora fatto nulla. L’amministrazione Tommasi non ha ancora fatto il passaggio. Così l’Amia galleggia in una situazione in cui non è né carne né pesce. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Mariotti su Amia:

Massimo Mariotti, consigliere comunale di lungo corso con un curriculum di amministratore ed esperienza diretta nella gestione dei rifiuti come ex presidente della Serit, azienda del settore raccolta rifiuti, spiega che, oltre alla stasi societaria, ci sono anche altre cause del malfunzionamento dell’Amia.

«Il problema dei frequenti disservizi di Amia – illustra Mariottisoprattutto nei quartieri periferici, non viene assolutamente affrontato dall’attuale amministrazione biancorossa. Anzi, costoro hanno raddoppiato i posti nei consigli di amministrazione invece di agire in profondità, ristabilendo i criteri che l’amministrazione Sironi (1994-2002) aveva ben impostato.”

Poi – continua Mariottiarrivò l’amministrazione rosso-bianca di Zanotto e da lì aumentarono a dismisura segnalazioni e lamentele dei nostri concittadini».

«Una delle tante cause – ricorda – è senz’altro il metodo di reclutamento del personale, che alla prima occasione veniva spostato dalla strada e dai turni con orari notturni, a più comodi e retribuiti posizioni d’ ufficio con orario giornaliero. Ecco perché oggi troviamo un terzo della forza lavoro, circa 650 dipendenti, non sulle strade di Verona con i suoi 260 mila abitanti, ma in altre funzioni. Prendiamo ad esempio Serit, che serve 48 Comuni con 330 dipendenti, di cui solo 25 in ufficio, per un totale di 476 mila abitanti. Il confronto non regge e chiarisce il perché di lamentele e segnalazioni a centinaia ogni giorno».

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