I troppi dubbi sulla morte di Lorenzo Casini che era stata liquidata come suicidio  

Troppi dubbi sulla morte di Lorenzo Casini. La Procura della Repubblica di Verona (nostro articolo del 10 agosto https://www.giornaleadige.it/riaperto-il-caso-lorenzo-casini/) ha riaperto il caso , che era stato liquidato come ‘suicidio’. La madre, Elisabetta Casini, non aveva mai creduto che suo figlio si fosse impiccato ed è stata per mesi, con qualsiasi tempo, in piazza Bra dietro a un banchetto per raccogliere le firme a supporto della richiesta di riaprire il caso. Ne ha raccolte più di 5 mila. Poi la Procura di Verona, sulla scorta delle prove presentate dai suoi legali, prodotte da Emme Team, ha deciso di fare ulteriori indagini.

Un po’ di storia
Il 3 gennaio del 2019 Lorenzo Casini era stato trovato morto nella sua casa ad Albaré, vicino a Costermano, impiccato col guinzaglio del suo cane alla scala a chiocciola che collega i due piani dell’appartamento. Aveva 22 anni. Faceva il cameriere in un ristorante di Affi, a pochi chilometri da dove abitava con un collega. E’ stato il coinquilino a trovarlo morto. 

Tutto era sembrato subito chiaro agli inquirenti: suicidio. Il magistrato ritenne che non fosse nemmeno il caso di fare l’autopsia. Ma non per la mamma di Lorenzo. «Non era tipo da suicidarsi – dice-. Era un ragazzo allegro, pieno di vita, con molti amici e una vita intensa: lavorava, studiava, faceva sport ed era anche volontario della Croce Rossa».
La signora Casini ipotizza che potrebbe essersi sentito male per aver assunto un tranquillante che gli avrebbe dato il ragazzo che abitava con lui. «Era allergico ai medicinali – dice- e teneva sempre nel portafoglio una carta dell’ospedale che specificava quali erano quelli che poteva prendere. Solo che questa carta, dopo la sua morte, è scomparsa».
«Mio figlio – continua la mamma- è morto per il mancato soccorso della persona di cui si fidava ciecamente. Nonostante gli espliciti messaggi di richiesta d’aiuto all’amica del cuore, questa non ha chiamato gli aiuti, ma ha chiamato l’ex fidanzato di mio figlio. Questi però le ha detto che non credeva  che stesse male veramente e che era inutile chiamare i soccorsi e avvertire i famigliari. Perché?»
«E’ per questo – spiega – che li ho denunciati per omissione di soccorso». 

Ma c’è dell’altro.
«Il caso è stato chiuso in fretta come suicidio la notte stessa che hanno trovato morto mio figlio. Senza l’intervento del medico legale e senza fare le dovute indagini del caso. Non capisco perché  i Carabinieri– si chiede la madre- invece di portarloin Medicina Legale, lo hanno fatto portare direttamente alle pompe funebri».
Eppure secondo lei fatti strani da giustificare delle indagini ce n’erano. A cominciare dal fatto che «quando lo hanno ritrovato- ricorda- non era appeso, sollevato da terra,ma aveva i piedi appoggiati sul pavimento con le ginocchia piegate. Come si fa a impiccarsi così? Ma oltre alla sparizione dal portafoglio della carta dell’ospedale, – dice Elisabetta Casini- dalla casa sono spariti duemila euro che mio figlio aveva risparmiato per una vacanza. E poi in casa sono stati trovati piatti sporchi e posate per per tre persone. Il che fa pensare che Lorenzo non fosse da solo».

Troppi dubbi sulla morte di Lorenzo Casini
Lorenzo Casini


Come se ciò non bastasse. «la telecamera che Lorenzo usava per sorvegliare il suo cane – dice la madre- è stata trovata sul divano, staccata dal muro, con le registrazioni ferme a cinque giorni prima della morte. Dalla perizia tecnica fatta sul dispositivo risulta che sono stati cancellati 80 fotogrammi e che la cancellazione è avvenuta dopo il ritrovamento del corpo.» E aggiunge: «Abbiamo anche fatto fare una perizia sul guinzaglio. Sul nodo sono state trovate tracce di due diversi dna maschili». E sono questi i due fatti nuovi hanno indotto la signora Casini a chiedere e ottenere la riapertura del caso dalla Procura di Verona.

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