Orsi. Facciamo un po’ di chiarezza

(di Michelangelo Federici di Gorzone) Qualche tempo fa abbiamo parlato del lupo, delle sue abitudini e della discussa pericolosità di questo predatore. Oggi un tragico fatto di cronaca ha risvegliato l’interesse su di un’altra specie: l’orso, uno splendido animale che tutti hanno ammirato in qualche zoo, ma col quale pochissimi hanno avuto un incontro ravvicinato in natura. 

Lupo ed orso sono definiti “predatori”, ma non potrebbero essere più diversi per morfologia, abitudini e pericolosità per gli umani. Dato che per valutare occorre conoscere (per non sparare sciocchezze come oggi è di moda) vediamo innanzitutto di fornire dei dati per inquadrare questo animale. 

L’orso euroasiatico (ursus arctos arctos) ha una diffusione molto ampia: dall’Europa continentale (scomparso secoli fa dalle isole inglesi) fino all’estremo oriente asiatico, con molte variazioni locali di dimensioni e comportamenti.  

L’aspetto dell’orso lo conosciamo tutti. E’ un animale massiccio e di dimensioni notevoli. Per i nostri orsi, l’altezza al garrese può arrivare oltre i 120 cm. ed un grosso maschio può superare i 350 kg. La pelliccia, folta e lunga, presenta variazioni individuali del colore con un “range” che va dal quasi biondo al quasi nero. Artigli di oltre 10 centimetri ornano le zampe e denti e potenza del morso sono notevoli. 

In Italia troviamo anche l’orso marsicano (ursus arctos marsicanus) stanziato sull’Apennino (parco d’Abruzzo) e con dimensioni minori. 

Questi animali sono onnivori e si cibano (per il 90%) di sostanze vegetali pur compiendo, di tanto in tanto, predazioni su animali domestici. Ghiotti di miele, sono grandi distruttori di alveari. 

In Trentino, alla fine degli anni “90, la popolazione di orsi era ridotta al lumicino con grave rischio di estinzione. Si decise, così, di ricorrere ad orsi provenienti dalla Slovenia. L’introduzione di questi animali ha avuto un successo superiore alle aspettative ed oggi il numero degli orsi supera i cento esemplari. 

Riguardo a queste introduzioni due domande: se ne era discusso con la gente locale ? Si era ben prevista la situazione che, in pochi anni, si sarebbe creata e che certamente non era difficile da pronosticare ? 

Ora stiamo parlando di un numero di animali davvero notevole, il che di per se non sarebbe un problema, ma questi animali vivono in una zona densamente abitata, abbondantemente percorsa da visitatori, con diverse attività agro-silvo-pastorali e turistiche che moltiplicano le possibilità di incontri ravvicinati. 

Il comportamento di un’animale selvaggio, quando attacca, è quasi sempre determinato da alcune ragioni: predazione a scopo alimentare, desiderio di allontanare un disturbo/minaccia, difesa dei cuccioli. 

Nel caso dell’orso, la prima ragione appare improbabile, rimangono le altre, l’ultima delle quali è cruciale ed ha bisogno di poche spiegazioni. L’avvicinarsi ad una madre con cuccioli, forse all’improvviso e senza darle tempo di allontanarsi, significa tirarsela addosso e, con un’animale di questa potenza, l’esito è scontato: gravi ferite o peggio….. 

Ma, anche senza tirare in ballo i cuccioli, gli animali hanno reazioni, anche individuali, diverse ed imprevedibili. Occorre evitare di apparire loro come una minaccia. L’apparizione improvvisa di un umano può essere interpretata in tal modo non solo da un orso ma anche da un bufalo, da un rinoceronte, da un grande felino. Ciò può spiegare le cause dell’attacco che però certo non consoleranno coloro che, in un modo tanto crudele, hanno perduto una persona cara.
Al di là della fatalità, sempre in agguato per gli uomini, alcuni accadimenti non sono accettabili, soprattutto se vi sono modi plausibili per evitarli. 

In tutto il nord America circa undici persone all’anno perdono la vita uccise dagli orsi. Sembrano tanti, ma se consideriamo i territori, la quantità di animali (che frequentano anche le periferie di alcune città) e la quantità di umani che vivono o si recano nei territori degli orsi, sono un eccellente risultato. Perché? Gli americani sono gente pratica, conoscono la pericolosità degli orsi e corrono ai ripari. Molti dei residenti in zone “da orsi” girano con al fianco un revolver di grosso calibro, gli altri, cosi come i visitatori dei parchi, si dotano di opportune difese: gruppi di più persone nelle gite, campanellini per annunciare il loro arrivo e, soprattutto potenti  bombolette di spray “anti orso”. In America sono distribuite ovunque ed i parchi le danno in dotazione. Debbono essere poste in una comoda fondina in cintura, non danno fastidio e sono utilizzabili molto velocemente. 

Lo Spray in questione

Queste “armi”, a base di capsicum, riescono a sventare la stragrande maggioranza degli attacchi o degli avvicinamenti eccessivi degli orsi. 

Ci possiamo chiedere perché, anche da noi, residenti e visitatori non siano dotati di tali mezzi. Innanzitutto occorre sottolineare una cosa grottesca: per la legislazione italiana, che pare sempre preoccupata di proteggere più l’aggressore che l’aggredito, le bombolette di spray al peperoncino per difesa non possono contenere più di una certa (piccola) quantità di principio attivo e debbono avere un getto limitato a tre metri. Quelle per orso sarebbero fuorilegge. Lascio ogni commento al lettore. 

Possiamo però sottolineare un altro fattore cruciale: nessuno si è chiesto, almeno tra i grandi sostenitori del progetto “Live ursus”, se un numero di orsi come quello attuale in Trentino, che è in continuo aumento, su di un’area limitata ed antropizzata, avrebbe potuto sfociare nella tragedia accaduta oggi, ed in alcuni ferimenti pregressi ? Incoscienza di alcuni? Assenza di altri? 

Gli orsi si riproducono bene, e quando un territorio è sufficientemente colonizzato, si spostano andando a conquistarne altri. Vogliamo portare i problemi evidenziati anche in altre aree ? Che diranno gli abitanti di quelle zone e i turisti che sostengono l’economia ? 

In conclusione pare evidente che al di là dell’adozione di misure di prevenzione e difesa, non possa essere tollerata una densità di animali elevata. L’abbattimento selettivo e “scientifico”, per quanto triste, talora è l’unico intervento davvero efficace. Con buona pace delle deliranti proteste di animalisti ed ambientalisti talebani che, si direbbe, tra la vita di un orso e di un umano scelgono la prima. 

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